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Poggio Imperiale: azienda agricola San Michele, denuncia Flai e Fai

Azioni di lotta e mobilitazione dei lavoratori se l’azienda non darà una risposta chiara alle richieste avanzate dai sindacati. E’ quel che annunciano le segreterie territoriali di FLAI CGIL e FAI CISL di Capitanata a seguito dell’affollata assemblea tenuta presso l’azienda agricola San Michele di Poggio Imperiale, circa 400 dipendenti per la quasi totalità donne, un colosso del mercato mondiale per la produzione ed esportazione di ortofrutta.  "Dopo tanti anni siamo riusciti ad eleggere una rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda", spiegano Michele Iatarola, segretario provinciale Flai, e Michele Manzi, segretario generale Fai. "abbiamo chiesto un incontro all’azienda alla quale presentiamo una piattaforma rivendicativa che va a disciplinare alcuni istituti contrattuali non rispettati all’interno della San Michele". In primis, "una nuova articolazione dell’orario di lavoro. Non è possibile, come accade oggi, che gli operai siano costretti anche a turni di 14 ore consecutivi. Inoltre è insostenibile la pretesa dell’azienda di sospendere le lavorazioni ad una certa ora e richiamare gli operai nel corso della stessa giornata, perchè magari è in ritardo la consegna del prodotto da lavorare". Altra rivendicazione avanzata da Flai Cgil e Fai Cisl, "quella relativa al riconoscimento dell’inquadramento professionale: Oggi tutte le maestranze sono assunti come braccianti, inquadrati al livello più basso come lavoratori comuni. Inoltre chiediamo che la San Michele dia seguito ad un impegno già assunto in precedenza, ovvero quello di trasformare una parte dei rapporti di lavoro – oggi tutti a tempo determinato, per periodi molto lunghi anche superiori ai sei mesi, in contratti a tempo determinato". Flai e Fai attendono l’incontro con l’azienda, "ma ci aspettiamo risposte positive da chi vanta una posizione nel mercato mondiale della selezione di prodotti ortofrutticoli, con 2.000 ettari di produzione. Altrimenti assieme ai lavoratori siamo pronti a mettere in campo un piano di mobilitazione affinchè siano riconosciuti istituti contrattuali minimi dai quali è impossibile derogare".