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“Trovato accordo per il raddoppio Termoli-Lesina”

Cinque ore di discussione per decidere come sbloccare un’opera ferroviarie (il raddoppio dei 35 chilometri del tratto da Termoli a Lesina, l’unico rimasto a binario unico sulla dorsale Adriatica), dimenticata per otto lunghi anni e oggi (dopo che la Gazzetta se n’è occupata nei giorni scorsi) tornata strategicamente funzionale al «Piano di sviluppo per il Sud». Alla fine – con otto anni di ritardo – i tecnici dei ministeri dell’Ambiente, della «Commissione generale di Via» del ministero dei beni culturali e quelli di Rfi (Rete ferroviaria italiana), hanno raggiunto un accordo che sblocca «definitivamente l’ipotesi progettuale che consentirà finalmente il raddoppio ferroviario degli ultimi 35 chilometri da Termoli a Lesina tra la Puglia e il Molise.

La soluzione condivisa da tutti i protagonisti della vertenza e diversa dalle due ipotesi iniziali (quella di Rfi prevedeva un’opera in affiancamento all’attuale tracciato: costo 380 milioni di euro; l’altra del ministero per i Beni culturali, lontana dalla costa: per una spesa superiore al miliardo di euro) prevede lo spostamento dalla costa verso l’autostrada, di un tratto di soli 6 km di binario, compreso nei territorio tra Campomarino e il Fortore. La restante parte, circa 27 chilometri di nuovo binario, verrà realizzata in affiancamento all’attuale tracciato, adiacente la costa (come chiedeva Rfi).

Con questa soluzione (come in parte chiedeva il ministero) viene, dunque, tutelato il paesaggio e le aree boschive ma soprattutto evitato che lo spostamento dell’intero tracciato ferroviario verso l’autostrada (come invece proponeva il ministero per i Beni culturali) provocasse un impatto ambientale ben più grave per il tratto costiero da preservare. Il costo presunto della nuova proposta si aggirerebbe sui 550 milioni di euro, a fronte dei 380 milioni previsti dallo studio di fattibilità di Rfi e del miliardo e mezzo di euro della soluzione più radicale del ministero.

Il nuovo progetto di massima che dovrà contenere la soluzione concordata verrà presentata in un prossimo incontro che si terrà entro la fine di questo mese.

«Nel frattempo – spiega l’architetto Giuseppe Mele, il funzionario della Struttura tecnica di Missione del ministero delle Infrastutture che ha organizzato l’incontro dopo la denuncia della Gazzetta – convocheremo anche i tecnici dei Trasporti delle due Regioni interessate: Puglia e Molise».

Al di la dei tempi necessari adesso per la definizione delle procedure il risultato raggiunto l’altro ieri a Roma rappresenta il punto di partenza di una nuova fase che tutti considerano funzionale agli investimenti già avviati per l’Alta velocità ferroviaria Bari-Napoli e per gli interventi approvati per velocizzare ulteriormente la tratta Bari-Lecce lungo la quale il ministero e Ferrovie dello Stato prevedono di accorciare i tempi fino ad un’ora, portando la velocità dagli attuali 160 km orari a 200 km orari.

«Un risultato straordinario – ha ammesso lo stesso, Giuseppe Mele, il funzionario della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastutture promotore del vertice – che ha risolto il braccio di ferro tra il ministero per i Beni culturali e la società ferroviaria».

Se la mediazione del ministero delle Infrastrutture non avesse sortito alcun risultato la decisione questa volta sarebbe passata al vaglio del Cipe (l’organo politico) che avrebbe deciso a maggioranza. «Non possiamo più permetterci – conclude Mele – che questi 35 km di “binario che non c’è” vanifichino altri importanti interventi in fase di realizzazione».

FRANCO GIULIANO