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Vieste – Blitz delle fiamme gialle: sequestrate proprietà di Angelo Notarangelo (4)

Tana per Notarangelo. Ieri mattina all’alba, al boss viestano detto “cintaridd”, sono stati sequestrati beni immobili per un valore di circa 10 milioni di euro.  Grigi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza Bari, carabinieri del Reparto Operativo di Foggia e della compagnia di Vico del Gargano e con la collaborazione dei colleghi del Comando provinciale della Finanza di Foggia, hanno messo sotto sopra quindici delle sue proprietà immobiliari e aziendali, oltre ad un’altra quindicina di proprietà dei due affiliati allo stesso clan Notarangelo, Domemco Colangelo e Marco Raduano. “Ci ha stupito che Notarangelo avesse tutte queste proprietà intestate – ha dichiarato a l’Attacco Adriano D’Elia, capo ufficio operazioni del Nucleo Polizia Tributaria di Bari- E’una elemento che è venuto subito all’occhio anche al procuratore Drago, e che può significare solamente due cose: o che Notarangelo si sentisse onnipotente e convinto di potercela fare davanti agli occhi, oppure che la cosiddetta mafia garganica non si sia così evoluta, perché altrimenti Notarangelo sapendo da tempo che erano tutti alle sue costole si sarebbe spogliato di tutti i beni”. Le promesse fatte neanche un anno fa dagli uomini della Dda barese, per ora sono state mantenute. Si erano impegnati non solo ad arrestare i latitanti della malavita garganica che nel 2010 ne hanno combinate di tutti i colori sul territorio, ma soprattutto ad aggredire i loro beni.
“Questo ci rende particolarmente soddisfatti — ha proseguito il colonnello della Finanza di Bari —perché in questa maniera tronchiamo il loro legame patrimoniale, e qualora dovessero ritrovarsi liberi sarebbe più difficile entrare in gioco”. Nello specifico Sono stati sequestrati 30 immobili, tra appartamenti, ville, terreni e box auto (in una delle ville sequestrate a Notarangelo campeggia all’ingresso un quadro che ritrae l’attore Al Pacino nel film Scarface, in cui interpreta il mafioso Tony Montana), 2 compendi aziendali, ossia la ditta individuale, concessionaria “Viest Auto”, la società avente ad oggetto la gestione del centralissimo e notissimo Bar di Vieste Why Not, oltre al 5O % di quote del capitale di un’altra società di Vieste (RA.MI.CO.VI.), e poi 3 auto e 1 motorino. A Vieste però, il clan Notarangelo sembra avere interessi un po’ ovunque, ma soprattutto nel settore del turismo. Il clan sarebbe inserito in molte delle attività Commerciali Viestane, a cui avrebbe ‘abbonato’ il pizzo, prendendo in cambio quote di Società e alberghi. Un classico. Così come non
è difficile intuire, scorrendo la lista degli immobili sequestrati (di cui almeno uno è di proprietà di un noto esponente politico Viestano) che in periodo elettorale, il marcio della società viestana venga inserito gradualmente all’interno delle istituzioni. Questo però non emerge dall’operazione di ieri mattina, né ne da Conferma il colonnello D’Elia: “Non abbiamo eseguito nessun sequestro né in albeghi né nei villaggi turistici – ha risposto a l’Attacco — e non ci risulta che abbia quote, neanche intestate a dei prestanome in quel settore”. L’esecuzione è avvenuta su un provvedimento emesso dal Gip del Tribimale di Bari su richiesta della Dda (l’operazione è stata coordinata dal procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, in collaborazione con il pm antimafia Giuseppe Gatti e il procuratore di Lucera, Domenico Seccia) ed ha determinato il sequestro preventivo antimafia di diversi beni mobili ed immobili, per il valore complessivo di circa 10 milioni di euro, nei confronti del boss Angelo Notarangelo capo dell’omonimo clan operante nel territorio del Gargano, e di altri due
compari a lui affiliati: Domenico Colangelo e Marco Raduano. Tutti erano già stati arrestati lo scorso 14 aprile, dai carabinieri di Foggia, per i reati di estorsione con l’aggravante del metodo
mafioso e ricettazione nell’ambito dell’operazione “Medioevo”. A seguito dell’esecuzione di
questi arresti, la Dda di Bari ha delegato gli investigatori del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del locale Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, per le indagini di carattere patrimoniale nei confronti dei destinatari dell’ordinanza di custodia ‘ cautelare. Questo per attuare un modulo investigativo ed operativo integrato, che potesse assicurare l’analisi e lo sviluppo delle risultanze dell’attività di polizia giudiziaria per l’effettuazione di penetranti indagini patrimoniali, con l’obiettivo di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali che, attraverso il compimento di attività delinquenziali a danno della collettività e degli operatori onesti, continuano ad accumulare ingenti ricchezze illecite. Le investigazioni patrimoniali svolte dal Gico di Bari, non solo hanno consentito di individuare la notevole quantità di beni (società, appartamenti,ville, box auto, terreni, autovetture e motocicli) che alcuni degli arrestati possedevano direttamente ma”hanno permesso di individuare i soggetti prestanome (per lo più familiari degli arrestati) ai quali era stata intestata parte dei beni sottoposti a sequestro” dicono gli inquirenti. L’operazione portata a termine ieri, costituisce la fase conclusiva di un’attività investigativa iniziata nel dicembre 2009, quando alcune vittime dell’estorsione si ribellarono alle continue vessazioni, minacce e atti intimidatori ricevute da esponenti del clan capeggiato da “cintaridd”. Le successive indagini intraprese dalla Dda di Bari e condotte dai Carabinieri di Vico e Foggia hanno portato allo smantellamento di una delle più pericolose cellule mafiose insediatasi sul territorio del Gargano. Una pericolosità che si era evidenziata con un escalation delinquenziale che dal 2008 aveva prodotto almeno un centinaio di attentati dinamitardi e incendiari, oltre agli omicidi, di cui il più cruento è quello dei fratelli Piscopo, avvenuto nel novembre scorso. L’ultimo episodio intimidatorio invece, si è verificato a febbraio, quando è andata completamente incenerita dalla fiamme una delle strutture turistiche più prestigiose della zona, il ristorante-lido “Scialì”. Tana per Notarangelo, nella speranza che dietro l’angolo non ci sia qualcuno che faccia trombone salva tutte.

Luca Preziosi
L’Attacco