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Regione Puglia/ Stop al taglio a 50 consiglieri. ‘Più approfondimenti’

Non è bastata la «buriana» estiva dei rimborsini arretrati richiesti dai consiglieri regionali. E neanche la strigliata arrivata prima dalla Cisl e poi dalla Uil, conti alla mano, su quanto pesano sulle tasche dei contribuenti i costi della politica.  Il consiglio regionale mette il freno a mano sulla riforma (attesa in Aula già il 20 settembre) che prevede la riduzione a 50 consiglieri (e di conseguenza il taglio a 10 assessori) a partire dal 2015. La motivazione ufficiale è che in tanti, ad eccezione del Pdl (che ha formalizzato la proposta di legge) e del Pd (che si è detto d’accordo), vogliono vederci chiaro sulle prescrizioni sancite dalla manovra bis. Quella ufficiosa è che in tanti – a centro, al centrosinistra e a centrodestra – temono la mancata riconferma alle prossime urne, con una penalizzazione sia numerica sia proporzionale (l’asse gnazione dei seggi ai piccoli partiti). In una parola, tutto da rifare.

Ieri, in audizione, gli assessori della giunta Vendola Michele Pelillo (Bilancio) e Marida Dentamaro (Sud) hanno dato l’assist a chi – vendoliani in testa – sollecitava da settimane un approfondimento sul taglio dei consiglieri (preferendo la soluzione a 60, già approvata dal Consiglio prima che il governo varasse la manovra di agosto). Gli articoli 14, 15 e 16 della manovra – che riguardano i tagli ai costi della politica nelle Regioni e negli enti locali – sono ancora in fase di approfondimento. E, sebbene la manovra sia sottoposta al voto di fiducia (dunque difficilmente modificabile), la materia delle premialità da assegnare alle Regioni che ottemperano entro 60 giorni alle misure è tutta da studiare. «Non vediamo ancora ben definita quale sarà la pesatura dei criteri relativi al patto di stabilità. Al netto di tutti i ragionamenti – scandisce Pelillo – la Puglia non è in grado ad oggi di stabilire dove si collocherà nella graduatoria, quale sarà il suo parametro di riferimento». Quanto basta per prendersi un po’ di tempo, lasciando una boccata d’ossigeno ai tanti che tremano all’idea della decurtazione.

Di più, la Puglia – ha spiegato la Dentamaro – al pari di altre Regioni, potrebbe impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale l’articolo che stabilisce i parametri (sulla base della popolazione) cui agganciare il taglio dei consiglieri. Le prerogative di autonomia legislativa in materia, secondo alcuni governatori, sarebbero state violate da Palazzo Chigi. Al punto che, nei prossimi giorni, d’intesa col ministro delle Regioni Raffaele Fitto, dovrebbe costituirsi una commissione straordinaria paritetica (composta da Regioni, Governo, Province e Comuni) per analizzare la materia. Senza contare che, alla luce di quelle riduzioni, va rivisto il Codice delle Autonomie e tutta la partita del federalismo, con le Regioni che si sentono penalizzate non solo per i tagli istituzionali ma anche per quelli ai trasferimenti di risorse.

Ed ecco materializzarsi il rinvio. Dal capogruppo Udc Salvatore Negro parte la proposta di una pausa di riflessione per le necessarie schiarite da Roma, subito accolta dal presidente di commissione Giannicola De Leonardis. Il capogruppo Pdl Rocco Palese, a quel punto, si rimette alle decisioni, al pari dell’omologo del Pd Antonio Dec a r o, pur ribadendo la convinzione del taglio a 50. La guerra dei posizionamenti ha la meglio: da un lato i vendoliani, che non intendono darla vinta alla fuga in avanti del Pdl ottemperando subito le prescrizioni della manovra; dall’altro l’Udc, che vede nell’intesa Pd-Pdl sul taglio a 50 «l’ennesimo tentativo strisciante di bipartitismo». Il segnale di «sobrietà» che la Regione voleva inviare alla gente – con gli stessi esponenti di Sel pronti a sbracciarsi per la rivoluzione che si stava per mettere in atto (e che frutterà 36 milioni di euro di spesa in meno nella prossima legislatura) – non si farà per ora. «Alla politica degli annunci che sanno tanto di propaganda – dice un pragmatico De Leonardis – seguono inevitabilmente retromarce e smentite».

BEPI MARTELLOTTA