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PUGLIA/ RAPPORTO SVIMEZ

La vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone, ha diffuso la seguente nota:

 

Bisogna essere grati ancora una volta alla Svimez per la redazione del corposo Rapporto 2011 sull’economia del Mezzogiorno presentato il 27 settembre a Roma. Anche quest’anno l´Associazione fondata ha offerto a studiosi, policy maker, manager e giornalisti il prezioso contributo delle sue analisi che vogliono aiutarci a comprendere le dinamiche delle regioni meridionali e le prospettive della loro economia, collocate ormai sempre di più nel contesto europeo e mediterraneo. Ma proprio perché abbiamo a disposizione col Rapporto un materiale analitico pregiato, ci sentiamo stimolati a proporre letture parzialmente difformi di alcuni processi che pure vengono segnalati dalla Svimez. Un primo dato di perplessità – che abbiamo già evidenziato nella scorsa estate all’anticipazione dei dati dello studio – riguarda il tasso di crescita complessivo dell’economia pugliese che secondo la Svimez lo scorso anno sarebbe stato negativo e pari ad un – 0,2% e che, invece, secondo nostre stime, confortate dal Rapporto della Banca d’Italia sull’economia regionale e da Prometeia, sarebbe stato positivo e corrispondente ad un +0,7%, che si potrebbe forse ritoccare prudenzialmente di un paio di decimali, ma che comunque si sarebbe attendibilmente attestato ad un +0,5%. La stessa Svimez, peraltro, segnala correttamente l’incremento delle esportazioni regionali pugliesi nel 2010 pari al 20,1%, inferiore al dato del Mezzogiorno del 26,3%, ma superiore a quello del Centro-nord del 15,2%, e a quello nazionale del 16,4%: un tasso di crescita inoltre che prosegue nel primo semestre 2011 con un +22%. In Puglia un aumento si è registrato nel 2010 anche per il valore aggiunto dell’agricoltura (+4,4%) e dell’industria in senso stretto, (+3%, a fronte di un +2,3% nel Sud), mentre forse una difformità di valutazione si registra per una stima sul valore aggiunto delle costruzioni (-5,2%) che è sì in contrazione per i lavori pubblici, ma molto meno per l’edilizia abitativa privata, ripartita in Puglia, sia pure a macchia di leopardo, e registrabile solo con dati attinti dai Comuni sulle licenze edilizie rilasciate e ritirate dalle imprese. Peraltro la stessa Svimez ricorda che la Puglia è stata la prima regione del Sud nel 2009 e nel 2010 per numero di domande – ai fini della detrazione Irpef delle spese per ristrutturazione edilizia pervenute al Ministero delle Finanze – e corrispondenti nei due anni a 13.364 nel primo e a 13.702 nel secondo. Non emergono inoltre dal Rapporto i finanziamenti concessi dalle Regioni a valere sui fondi comunitari alle imprese che, ad esempio, hanno visto la Puglia al 1° posto in Italia per incentivi riconosciuti alle aziende e pari 524 milioni per contratti di programma e Pia. Ma ci sono altri elementi contenuti in uno studio del volume della Svimez che lasciano perplessi. Ci si riferisce in particolare al saggio dal titolo “La competitività territoriale”. Aree di dinamismo e di crisi economica, là dove si classificano come aree deboli del Mezzogiorno – ma con indicatori convergenti verso la media della ripartizione meridionale – fra le altre quelle di Vieste, Fasano, Ostuni, Maglie, Nardò, Otranto che sono, invece, ormai da tempo, fra le aree più forti del turismo o del commercio pugliese, se non addirittura di quello meridionale. Basti pensare a Vieste – che è negli ultimi anni la prima città pugliese per numero di presenze, pari a quasi 2 milioni – e ad Otranto che è, per lo stesso indicatore, fra le prime 5. Allora, possono essere classificate come aree deboli, ancorchè se ne ravvisi poi il processo di convergenza verso le medie reddituali del Sud? Insomma, non si sfugge – leggendo attentamente molti passaggi del Rapporto e degli studi che vi sono raccolti – all’esigenza ormai inderogabile di una lettura di molti processi socioeconomici in corso nel Sud che sia più ravvicinata ai suoi territori, ai soggetti che vi operano e alle dinamiche reali che vi emergono, in un confronto operativo ‘sul campo’ con gruppi magari selezionati di interlocutori istituzionali e sociali. E questo, si badi bene, non per nascondere in alcun modo i problemi a volte drammatici che si devono affrontare nel Meridione sotto il profilo occupazionale e produttivo, ma per fotografare meglio le varie situazioni che vi si determinano e concorrere così con analisi e proposte più accurate alla risoluzione, sia pure a volte sul medio-lungo periodo, di quelle problematiche. L´analisi completa dei vari rapporti ci permette di riscontrare come dalla maggior parte emerga un dato rilevantissimo: un positivo clima di fiducia tra le imprese che hanno scelto di operare in Puglia investendo in ricerca e innovazione nei vari settori produttivi di un sistema economico polisettoriale. Abbiamo tutti l´obbligo politico e morale di non destabilizzare questo clima e far emergere accanto alle criticità anche i punti di forza che ci fanno salutare ogni giorno in Puglia nuove imprese e nuovi impianti produttivi. Avanzo una proposta: perché il prossimo Rapporto – o almeno alcuni suoi capitoli significativi – non li redigiamo tutti insieme, studiosi della Svimez e amministratori e tecnici delle Regioni del Mezzogiorno, dialogando così con coloro che vi operano ogni giorno?