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Stabilimenti balneari – CON IL NUOVO PIANO COSTE DELLA REGIONE PUGLIA UN FRENO ALLE CONCESSIONI

 

Regole affidate ai 67 Comuni costieri, tempo 4 mesi per i piani comunali

Mano dura della Regione sugli stabilimenti balneari. La giunta approva il Piano coste (ponderoso volume da cinquemila pagine) e tra le norme spuntano prescrizioni più rigide a carico degli imprenditori che gestiscono spiagge in concessione. La reazione delle imprese è aspra. Ad ogni modo, il Piano coste, in attuazione della legge di settore approvata nel 2006, prevede molto altro. Per esempio la classificazione geomorfologica del litorale e i suoi livelli di criticità in materia di erosione. 

La costa pugliese è lunga 970 chilometri: molti più di quelli che eravamo abituati a leggere sui manuali scolastici. Succede perchè la misurazione è diventata effettiva e segue l’andamento del litorale, mentre in passato si prediligeva la misurazione da punto a punto. Lo stato della costa è stato suddiviso in 3 gradi di criticità: C1 (elevato), C2 (medio) e C3 (basso). Ogni categoria, a sua volta, è ripartita in tre livelli di sensibilità. Sicchè, di fatto, esiste una graduatoria con 9 fasce di fattore critico. Il grado C1 è, per fortuna, abbastanza ridotto: corrisponde al 5% del litorale.
Le 67 città marine della Puglia hanno 4 mesi di tempo per approvare i rispettivi piani comunali costieri. Tali documenti dovranno tener conto di una serie di prescrizioni (nel rila- scio delle concessioni e nella sorveglianza) che finiscono per ribaltarsi sugli stabilimenti balneari. La prima regola è secca.
Nelle zone Cl (criticità elevata) non si rilasciano permessi ad aprire nuovi stabilimenti per tre anni e comunque «fino a quando sia accertata la cessazione dei fenomeni erosivi». Trascorsi i tre anni la situazione cambia: nella fascia C1 di bassa sensibilità si riprende a rilasciare concessioni; nelle altre due fasce (alta e media sensibilità) si deve valutare. Nel caso sia possibile, si deve preferire la «spiaggia libera con servizi» (attrezzata con docce e bagni dai Comuni), prima di passare la mano ai privati. Nella fascia C2, la concessione è subordinata all’accertamento del fenomeno erosivo. Nella zonaC3, non sono previste restrizioni se non quella di eseguire un monitoraggio continuo della situazione.
Il litorale disponibile (il 60% del totale) può essere destinato per il 40% ai privati e per la restante parte deve essere riservato a spiagge "libere" o "libere con servizi". Ma sono le norme sugli stabilimenti a far insorgere gli imprenditori. La spiaggia sarà concessa con lotti non superiori a cento metri lineari di «fronte mare»: solo a determinate condizioni, legate alla specificità del territorio, si possono aumentare. Tra un lotto e l’altro deve prevedersi una fascia perpendicolare rispetto alla spiaggia di cinque metri di larghezza: serve al passaggio tra le due concessioni. Non è finita, occorre che gli stabilimenti prevedano fasce parallele al mare. La prima è di cinque metri dalla linea esterna della battigia per «il libero transito pedonale»; la seconda è quella riservata agli ombrelloni; la terza, più esterna, larga tre metri, è riservata al verde.
l piani comunali devono anche dettare le caratteristiche delle pedane in legno per il transito e dei manufatti: cabine, depositi ombrelloni, chioschi per bar devono avere dimensioni particolari (in funzione della superficie della spiaggia) e devono essere di «facile rimozione».
«Il Piano — ha spiegato l’assessore al Bilancio e Demanio Michele Pelillo — dopo il varo della giunta è stato trasmesso alla Commissione. Che si è espressa favorevolmente ed all’unanimità. Tuttavia, si tratta di uno strumento aperto e aggiornabile. Siamo pronti a contributi che dovessero ancora arrivare».
In conclusione, Pelillo ha espresso il proprio disappunto per il fatto che il governo non ha ancora emanato i decreti attuativi della legge sul federalismo demaniale. «Il che — ha detto — ci relega al ruolo di esattori dei canoni di concessione su coste di cui saremmo proprietari. Questa situazione ci impedisce di aggiornare i canoni ed adeguarli alle condizioni del litorale».