Uno scheletro in una scarpata forse è di Michele Mafrolla. Dovrebbe trattarsi del giovane uscito di casa il 23 luglio scorso e del quale non si sono più avute notizie.
Forse sì, è proprio lui. Forse.
Una t-shirt violacea sbiadita dal tempo, un paio di jeans e una sola scarpa, e poi quel che resta di un corpo scarnito dal tempo e rosicchiato dalla fauna. Forse appartiene a Michele Mafrolla il corpo trovato ieri pomeriggio in una scarpata inaccessibile sulla litoranea Vieste- Mattinata. Il forse è una postilla d’obbligo per gli investigatori alle prese con il riconoscimento. il resto lo chiarirà l’autopsia. Lo diranno gli esami se quello scheletro trovato in località Valle del Palombaro in agro del comune di Vieste in una scarpata a circa 20/25 metri di profondità. Era nascosto tra i rifiuti, secchi e carcasse di elettrodomestici, un crinale ridotto a discarica. Erano stati gli uomini della forestale a trovare quel cadavere ed avevano allertato subito i carabinieri alle prese con ricerche e controlli per una serie di casi di lupara bianca ancora irrisolti sul Gargano. Il cadavere – dicono gli inquirenti – apparterrebbe ad un uomo alto tra il metro e 70 e il metro e 75. Era riverso faccia in giù. Secondo gli investigatori la vittima potrebbe essere stata gettata nella scarpata quando era già morto: della serie ucciso in un posto e scaraventato in un altro. Quel corpo poi sarebbe stato aggredito da animali soprattutto cinghiali. Michele Mafrolla scomparve da Vieste il 23 luglio: «Esco a mangiare qualcosa», Poi si seppe che si vide con un amico, prima di inabissarsi nell’ennesimo mistero garganico quello fatto di silenzi e omertà, interrogativi e brandelli di verità. Le operazioni di recupero ancorchè difficili considerata l’inaccessibilità della zona sono state compiute dagli uomini del Nucleo speleo-fluviale e dal personale dei Vigili del Fuoco di Vico del Gargano. Sul posto anche i carabinieri del comando provinciale di Foggia. La salma, una volta recuperata è stata trasportata all’obitorio degli Ospedali Riuniti a disposizione del medico legale, incaricato di effettuare una prima ispezione cadaverica. «Al novanta per cento è lui», ripetevano gli investigatori. Quel che resta appartiene alle certezze dei familiari chiamati al riconoscimento di quel che resta. Eppure i dubbi erano affiorati sulle prime: gli scomparsi più recenti erano due: Francesco Libergolis, scomparso da Mattinata e appunto Michele Mafrolla, il missing di Vieste: due storie di mafia o comunque di vendette sulle quali era calato il silenzio. Oggi il ritrovamento del corpo aiuta nella ricostruzione. Come è stato ucciso? Dove è stato ucciso? Che tracce sono ancora oggi recuperabili a distanza di quattro mesi? Sono questi probabilmente i quesiti ai quali dovrà rispondere il perito incaricato dell’esame autoptico presso l’istituto di medicina legale degli ospedali riuniti foggiani. Secondo gli inquirenti il corpo potrebbe appartenere ad una delle persone scomparse la scorsa estate dal territorio viestano, Mafrolla più di altri. Una scomparsa rimasta avvolta nel mistero, a tre mesi e mezzo di distanza, da quando, cioè, si allontanò, a bordo di uno scooter, dalla propria abitazione, sita nella zona periferica della città, alla contrada "Chiesiola". Nonostante le ricerche, da parte delle forze dell’ordine e degli stessi familiari del giovane, nessuna traccia, nemmeno un indizio, è stato possibile rilevare per cercare di dare una spiegazione alla misteriosa scomparsa. E questo aveva accresciuto ancor più lo straziante dolore dei genitori di Michele, in particolare del papà Giovanni, e della madre, Lina Potè. Michele, stando proprio al racconto dei genitori, i quali lanciarono disperati appelli anche attraverso la nota trasmissione Rai "Chi l’ha visto?"
Michele si è allontanato all’improvviso quella sera di domenica 24 luglio con il proprio scooter poco prima della cena. Nell’andar via di casa, mentre la mamma Lina stava preparando da mangiare, il giovane non avrebbe detto nulla. Inutile l’attesa dei genitori che dopo averlo aspettato per un po’ hanno cenato e sono andati a letto. Michele, a quanto pare, anche in altre occasioni si sarebbe allontanato senza dire nulla, per cui i genitori non hanno dato eccessivo peso alla sua assenza. Giovanni Mafrolla con il figlio erano soliti svegliarsi presto perché dipendenti di una azienda lattiero-casearia della provincia, addetti di primo mattino alla distribuzione di latte e formaggi ai vari esercizi commerciali della zona. La mattina di lunedì 25, intorno alla 4, Giovanni ha notato che in cameretta il figlio non c’era né, in giardino, era parcheggiato lo scooter. Di certo, quindi, quella notte Michele non era rientrato a casa. Ma anche in questo caso, Giovanni Mafrolla non si sarebbe preoccupato più di tanto, perché il figlio spesso si fermava a dormire a casa della ragazza senza avvertire i genitori. Fatto sta che, nell’andare a lavoro e transitando nei pressi dell’abitazione della fidanzata di Michele, Giovanni notò che non vi era traccia dello scooter: Così avvertì la moglie Lina, la quale tentò di mettersi in contatto telefonicamente con il figlio ma senza esito: attiva la sola segretaria telefonica. Pare che il fratello minore di Michele abbia riferito poi alla madre di aver notato, quella notte mentre rincasava dal lavoro, uno scooter simile a quello del fratello fermo sulla strada che conduce alla contrada "Calma" nei pressi di un residence a poche centinaia di metri dalla loro abitazione. Andati sul posto, effettivamente constatarono che lo scooter era proprio quello di Michele e vi era anche il casco regolarmente appeso al manubrio. I familiari, quindi, tentarono ancora di chiamare telefonicamente il ragazzo, ma dall’altro capo nessuna risposta. La fidanzata di Michele (che nel mese scorso ha dato alla luce una bambina), interpellata dai genitori, disse di non averlo più visto dalla domenica e che anche lei avrebbe tentato di chiamarlo telefonicamente senza ricevere risposta.
Ernesto Tardio
La Gazzetta del Mezzogiorno