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I consumatori contro la Regione sulle liberalizzazioni: «Se Vendola ricorre lo denunciamo»

La battaglia preventiva del Codacons. La minaccia: non si rivolga alla Corte Costituzionale.

 

 «Se il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola deciderà di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’articolo 31 della manovra Monti sulla "promozione e la tutela della concorrenza", verrà denunciato all’Antitrust, e nei suoi confronti sarà chiesta una sanzione salatissima in relazione ai danni alla concorrenza prodotti». Lo rende noto il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) dopo la nota diffusa dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico e vicepresidente della giunta pugliese, Loredana Capone, con la quale viene annunciato che la Puglia intende impugnare la norma sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi.
 «Opporsi ad un provvedimento che i consumatori chiedono da 20 anni – si legge nel comunicato del Codacons – è assurdo e dannoso, perché liberalizzare il commercio vuol dire salvare migliaia di negozianti dalla bancarotta, far riprendere l’economia nazionale e offrire maggiori possibilità ai cittadini».
 «Le mancate liberalizzazioni nel settore del commercio – concludono – costano complessivamente ai cittadini ben 8 miliardi di euro: 5,5 miliardi a causa del ritardo nel commercio al dettaglio alimentare, e 2,5 miliardi per il commercio al dettaglio non alimentare. Ostacolare quindi un incremento della concorrenza in Italia è un atteggiamento deplorevole che dimostra come l’interesse dei cittadini non sia mai in cima alle priorità della nostra classe politica».
 «Una li beralizzazione selvaggia, come quella che riguarda gli esercizi commerciali, porterebbe alla morte certa i piccoli esercizi di vicinato. Servono regole chiare e maggiore coesione nelle politiche Ue, sottraendosi alla tenaglia franco-tedesca». Lo sottolinea in una nota il senatore del Pdl Luigi d’Ambrosio Lettieri nell’ambito del dibattito sviluppatosi intorno al tema liberalizzazioni, con particolare riguardo al problema relativo alla chiusura ed apertura degli esercizi commerciali. «La tesi per cui i processi di liberalizzazione possano determinare benefici per l’economia, vantaggi per l’utenza e sviluppo per l’occupazione può essere condivisa a condizione – sostiene – che vengano definite norme e regole per salvaguardare gli assetti del welfare che in Italia rappresentano la più concreta declinazione dei valori della solidarietà e delle politiche sociali, sconosciute in altri paesi, finanche della stessa Europa. Una liberalizzazione selvaggia, come quella prevista per apertura e chiusura degli esercizi commerciali, – conclude – porterebbe allo scardinamento della rete territoriale dei piccoli esercizi di vicinato, destinati alla chiusura a beneficio dei potenti sistemi della grande distribuzione».