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Consorzi di Bonifica un pozzo senza fondo bruciati 233 milioni

In arrivo cartelle esattoriali pesantissime. Ma Coldiretti accusa: “pagheremo per lavori che non sono mai stati effettuati”.

 

 Il territorio pugliese cade a pezzi men­tre i Consorzi di bonifica continuano a succhiare soldi dalle .casse pubbliche. Centoventiquattro milioni di debiti soltanto con la Regione, a fronte della manutenzione delle opere a servizio degli agricoltori – dai canali agli impianti irrigui, in alcuni casi de­puratori e parti degli acquedotti – del tutto ­insufficiente. La fotografia del territorio, specie quella invernale è impietosa. Campagne allagate alle prime piogge, canali ostrui­ti, reti irrigue che perdono metà dell’acqua. E a fronte di servizi scadenti sono in arrivo migliaia di cartelle esattoriali per i consor­ziati. Perché la situazione dei consorzi è co­me quella del cane che si morde la coda. Iner­ti per oltre un decennio, non incassando tri­buti non avevano soldi da utilizzare nelle ma­nutenzioni. É così hanno convinto i cittadini della loro inutilità. La politica, invece, li ha sempre voluti salvare. E ora la Regione ten­ta l’ultima carta per risollevarli, affidando a un ex dirigente del dipartimento Agricoltu­ra, Gabriele Papa Paqliardini, il compito di traghettarli verso la gestione ordinaria nel 2017. Sempre che il commissario riesca a mettere a misura una coperta che sembra sempre troppo corta, a causa di un debito da 233 milioni di euro, costi di gestione spropo­sitati, servizi farraginosi.
Le associazioni di categoria agricole sono lapidarie: i consorzi così non funzionano. Lo dimostrano i dossier messi insieme nei giorni scorsi da squadre di tecnici di Coldiretti che hanno girato la Puglia «per verificare che le opere per cui stanno arrivando i solleciti di pa­gamento siano realmente state realizzate». Le prime segnalazioni mostrano alberi nei ca­nali di scolo e canneti, tombini nelle aziende agricole ostruite. Il direttore Angelo Corsetti e il presidente Gianni Cantele hanno evidenziato la necessità di piani industriali «finaliz­zati a una più puntuale ed effettiva manutenzione del territorio e all’esercizio di un impre­scindibile attività dì servizio all’ agricoltura».
I Consorzi commissariati sono quattro: Terre d’Apulia, Stornara e Tara, Arneo, Ugento-Li Foggi – e coprono 203 comuni. I consorzi incassano poco e costano tanto con i loro 207 dipendenti. Sono in servizio 14 dirigenti, 143 impiegati e 50 operai: costano un milione e mezzo di euro l’anno. Le cartelle esattoriali non vengono pagate dal 2003 a causa dell’assenza dei piani che indicano la quota che ogni agricoltore deve versare. E mentre i trasferimenti statali si sono ridotti, la Regione ha continuato a sborsare: almeno 270 milioni per pagare stipendi e bollette. Una parte di quei soldi sono stati abbuonati altri invece risultano come debiti: 124 milio­ni che la Regione riuscirà difficilmente a recu­perare. Anche perché i consorzi dovrebbero pagare 109 milioni ad altri creditori. dalle banche all’Enel, vari fornitori, le ditte che ne­gli anni hanno effettuato i lavori, per un’ esposizione complessiva di circa 233 milioni di eu­ro. Lo sforzo fatto nei mesi passati dal commissario Giuseppe Antonio Stanco ha consen­tito di recuperare circa 40 milioni di euro, ma la relazione consegnata alla politica all’atto delle dimissioni è impietosa. Da lì riparte il suo successore, chiamato a giocare la carta più impopolare: la riscossione dei tributi.
A luglio furono inviati avvisi bonari agli as­sociati, migliaia in tutta la Puglia (esclusa la provincia di Foggia), e fu subito rivolta. I cit­tadini lamentano di non voler pagare per un servizio poco efficiente, ma se i consorzi non ricominciano a costituirsi una provvista eco­nomica non potranno mai ripristinare attivi­tà manutentive complete. Dopo un lungo braccio di ferro con le associazioni di catego­ria, il commissario è riuscito a rimodulare i piani di classifica. E ha stabilito chi deve paga­re e cosa. Nelle prossime settimane saranno inviati i solleciti di pagamento a tutti i conso­ciati e, a seguire, i ruoli esattoriali.