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Processo-bis ETA’ MODERNA/ Estorsioni e spaccio sette le condanne coinvolti anche viestani. Erano 22 gli imputati iniziali.

Sette condanne ed un’assoluzione nel processo d’appello «Età moderna» a 8 garganici accusati a vario titolo di estorsione, detenzione il­legale di armi e spaccio di droga. L’in­chiesta di Procura e Polizia sfociò nell’omonimo blitz del 9 ottobre del 2013 quando il gip del Tribunale di Foggia emi­se 30 ordinanze: 14 in carcere, 7 ai do­miciliari e 9 obblighi di firma. Il processo ai 22 imputati si era poi sdoppiato nel corso dell’udienza preliminare, perché 6 furono rinviati a giudizio (il processo di primo grado è ancora in corso davanti al Tribunale di Foggia), mentre altri 16 op­tarono per il giudizio abbreviato davanti al gup foggiano, conclusosi il 10 giugno del 2014 con 11 assoluzioni e 5 condanne. Il processo di secondo grado in corte d’ap­pello a Bari per chi optò per il giudizio abbreviato si è ora ridotto a 8 imputati: i 5 condannati in primo grado che avevano presentato appello e altri per i quali la Procura aveva impugnato l’assoluzione di Quitadamo per il possesso di armi e per l’assoluzione di entrambi per un altro ten­tativo di estorsione. Confermate le condanne a 8 mesi (pena sospesa) del viestano Angelo Cariglia di 36 anni per un episodio di droga; e del mattinatese Andrea Quitadamo di 27 an­ni sempre per un episodio di droga. Pena ridotta da 8 a 6 mesi (e sospesa) per Giulio Quitadamo, 33 anni, anche lui di Mat­tinata. Condannato poi a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni per un episodio di detenzione di hashish il viestano Giuseppe Della Mal­va di 52 anni, che in primo grado era stato assolto. Inflitto infine un anno, un mese e 10 giorni al cerignolano Umberto Sforza di 52 anni, imputato di violazione della sorveglianza speciale. Assolto anche in appello Francesco Scirpoli, 33 anni di Mattinata, accusato inizialmente di de­tenzione illegale di armi e due episodi di spaccio: la Procura di Foggia aveva im­pugnato la sua assoluzione in relazione all’accusa di concorso in detenzione il­legale di armi e il sostituto procuratore generale nel processo d’appello aveva chiesto la condanna di Scirpoli. Il collegio difensivo (gli avvocati Mi­chele Arena, Adamo Brunetti, Leonardo De Matthaeis, Giancarlo Chiariello, Giu­seppe Perrone) chiedeva l’assoluzione dee­gli imputati. «Sono soddisfatto per la con­ferma dell’assoluzione anche in appello di Scirpoli, alla luce della quale anticipo» annuncia l’avv. Arena che lo assiste in­sieme al collega Chiariello «che chiederò il risarcimento per l’ingiusta detenzione sofferta dal nostro assistito che per questa vicenda è rimasto detenuto 6 mesi; quanto alla condanna confermata di Antonio Quitadamo farò ricorso in Cassazione». Erano tre i filoni dell’inchiesta «Età moderna» basata su intercettazioni tele­foniche e ambientali. Il primo e più im­portante riguardava una serie di estor­sioni, portate a termine e/o tentate, ai danni di imprenditori mattinatesi, col­legate anche al racket della guardiania, con l’imposizione alle vittime di assumere custodi per evitare problemi. Francesco Notarangelo e Antonio Quitadamo si sono visti confermare la condanna per il ten­tativo di taglieggio a un imprenditore che si vide recapitare una lettera del seguente tenore: «avede» (testuale, ndr) «una settimana di tempo per mettervi in regola, sapete a chi rivolgervi altrimenti il vostro stabile diventerà cenere. Occhio alle con­fidenze, non interpellate le forze dell’or­dine per il quieto vivere, distinti saluti». Un secondo filone dell’inchiesta riguar­dava singoli episodi di spaccio di hashish essenzialmente nella zona di Vieste, con qualche contestazione anche su Mattina­ta. La terza tranche verteva sulla deten­zione illegale di armi nell’ambito dell’in­dagine più ampia sulla guerra di mala scoppiata tra il 2009 e il 2010 tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo tra espo­nenti delle due famiglie un tempo alleate, i Libergolis da una parte ed i Romito dall’al­tra (Mario Luciano Romito, esponente dell’omonima famiglia sipontina, è accu­sato di detenzione illegale di armi ed è uno dei 6 imputati per i quali si sta celebrando il processo di primo grado a Foggia). Quel­la guerra tra famiglie un tempo alleate contò in 18 mesi 6 omicidi e 2 agguati falliti (entrambi ai danni proprio di Mario Lu­ciano Romito): per nessuno dei fatti di sangue si è mai arrivati ad arresti e incriminazioni.

 

 

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