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Vieste/ Giulio Argentieri. A un anno dalla sua morte.

E’ già trascorso un anno dalla perdita di Giulio. Se ci voltiamo indietro ci accorgiamo come Il tempo scorri in modo veloce, e come a volte sembra incagliarsi verso avventure e disavventure della nostra società umana. Cosi’, un anno che passa, porta con se’ i ricordi di tante cose, ma anche le occasioni perdute o guadagnate per compiere del bene. Mentre la sera dello scorso 31 dicembre tutti eravamo a festeggiare l’arrivo del 2017, più volte ho guardato il balcone buio dove Giulio spesso amava affacciarsi. Lui era sempre il primo dell’intero isolato ad illuminarlo e ad addobbarlo quando il periodo natalizio stava per arrivare. Giulio amava le luci e i colori. Ma amava anche i bambini ( molti lo chiamavano “nonno Giulio” pur non essendoci nessuna parentela).Forse per questo addobbava subito il proprio balcone. Forse immaginava che molti genitori poi lo avrebbero imitato ,un pò costretti dai loro bambini,come capitava a me.
Ormai, insieme ai suoi occhi, si sono spente anche le luci che egli amava. Ma nel rincorrersi dei giorni che hanno caratterizzato il 2016, si sono spente anche tante luci e tanti occhi per le immani tragedie che si sono verificate. Potrà il 2017 essere migliore? Forse si, forse no. Le tragedie, quelle naturali, accadono ancora e sono accadute anche in questi giorni nelle terre amate dalla natura come l’Abruzzo. Le tragedie , quelle provocate dall’uomo, invece non si fanno attendere troppo per colpa di cervelli che amano la morte invece della vita. E l’italia è costretta a piangere i suoi lutti che si verificano quasi quotidianamente, come fosse un appuntamento dal quale non si può fuggire. Anche per questo la memoria di quando eravamo ragazzi rimpiange i tempi della genuinità. passati e sicuramente migliori di oggi. Giulio nella sua vita ha dato sempre qualcosa per rendere genuini i suoi tempi.
Nell’angolo dei nostri ricordi rimangono le rimproverate che Giulio ci faceva nella sede del Comitato di Santa Maria di Merino, quando si accorgeva che qualcosa non andava alla perfezione. Noi ridevamo, noi ci arrabbiavamo. Ma l’armonia ritornava subito ad essere accanto a noi, perché sapevamo che Giulio, con il suo saluto: “cià bell, cià”, aveva già ripagato quegli attimi di nervosismo ormai dimenticati.

Bartolo Baldi