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Giudici corrotti dai commercialisti, decine di sentenze tutte da rifare

Sono una ventina circa le sentenze “farlocche” per capovolgere l’esito dei ricorsi, favorendo gli imprenditori in commissione tributaria (invece di pagare “x” pagavano “y”). Il blitz della Guardia di Finanza, che ha eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare (4 giudici, 4 commercialisti e 2 dipendenti) ha scoperchiato un pesante giro di corruzione che, come sostenuto da un commercialista (non indagato ma intercettato), è lo specchio di un sistema consolidato e che tra Foggia e Bari vede in primo piano le figure apicali della filiera: gli imprenditori che si rivolgono ai commercialisti, gli intermediari tra i “difensori” (i commercialisti, appunto), i dipendenti dell’ufficio (che scrivevano i dispositivi al posto dei giudici, come nel caso di Adriana Benigno, ex dipendente della commissione) e infine i giudici, che firmavano le sentenze. Sentenze che ora saranno impugnate anche se l’iter burocratico è lungo. Bisognerà aspettare la conclusione dell’indagine, il probabile processo e il pronunciamento della Cassazione sull’eventuale condanna. Proprio la Cassazione deciderà – in caso di accertamento delle responsabilità dei giudici – come riformulare le sentenze, che dovranno essere annullate e ripassate in giudicato. Tempi tecnici lunghissimi, con le amministrazioni comunali e regionali che potrebbero costituirsi parte civile nel probabile processo penale a carico degli indagati.