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Un processo al Visconti nel 1758 a Ischitella (46° parte).

Ed aveva proibito non si fosse più venduto pesce nella pubblica piazza ,ma bensì davanti al suo palazzo, cosa che fece eseguire dai sui emissari di mano armata e poi aveva fatto tutto a persuasione di Gennaro Frutta suo razionale che lo dirigeva in tali operazioni di appropriazioni onde io per non ricevere maggiori aggravi feci levare le mie pecore dal territorio di predetta terra mandandole nel territorio di Montecorvino, ove ho i miei congiunti ed intanto nel giorno del venti del mese di agosto mi partii da questa terra andando addirittura in Napoli ove mi fece formare un memoriale con cui esposi tutti gli accennati aggravii e lo presentai nelle proprie mani del suddetto che dico semplicemente in un giorno in tempo che usciva dalla chiesa del Carmine ,supplicandolo a dar le provvidenze che spettavano alla sua Real clemenza ,particolarmente che io non intendevo più continuare nell’esercizio di Sindaco ,atteso che per l’attrito che vi era colla Regia Corte erano stati in questa terra tre volte tre commissarii della procura di Lucera ed io ero stato anche carcerato e per l’assicurazione della mia persona volendo ritornare qui ove avevo lasciato mia moglie e tre vecchie zie senza nessuna guida di uomini, atteso se voleva praticarlo, da detto Ill.re Marchese temeva ulteriori aggravii ,quale memoriale occorrendo di nuovo, accetto, ratifico omologo e confermo singolarmente nei singoli come nello stesso in atto che accudisca nella presente seppi ,che lui detto Marchese aveva fatto restituire a casa mia il cavallo che aveva fatto sequestrare e nel tempo che in parte lo lasciai in arresto nella stalla di detta taverna e per prendersi i ducati venti che esso aveva esitato per l’accomodo di detta strada- Continua.