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Vieste/ Raduano vivo per miracolo. L’agguato segna fine della tregua. I sicari appostati sotto casa. Il sorvegliato speciale ha orari obbligati per rientrare

La buona notizia è che l’emergente/aspirante boss Marco raduano, 34 anni, sorvegliato speciale è vivo: anzi la parola esatta è miracolato dopo essere stato ferito soltanto di striscio a caviglia, mano e fianco dalla gragnuola di colpi di mitra Kalashnikov e lupara esplosi sotto casa per ammazzarlo da almeno due sicari, al momento ignoti (tre gli stub eseguiti dai carabinieri per cercare tracce di polvere da sparò su mani, volti e indumenti di tre sospettati, poi rilasciati). La brutta notizia è che l’agguato di mercoledì sera a Vieste è il primo fatto di sangue legato alla criminalità organizzata che si registra dopo 7 mesi di tregua, con riferimento non solo alla zona di Vieste ma più in generale a tutta la Capitanata. Che poi il tentato omicidio di Raduano – nel suo passato arresti, condanne e assoluzioni per racket, droga, rapina, stalking – sia avvenuto lo stesso giorno della manifestazione nazionale antimafia organizzata a Foggia da Libera, è solo una coincidenza temporale.Il dato con cui confrontarsi nel chiedersi ora cosa succederà, è che era dal 9 agosto 2017 – giorno della mattanza di mafia con 4 morti ammazzati sulla strada «Pedegarganica» ai  confini tra gli agri di San Severo e San Marco in Lamis quando un commando di killer per uccidere un malavitoso manfredoniano non esitò a far fuori anche chi gli faceva da autista e due persone in transito – che non si registrava in tutto il Foggiano un agguato di malavita. Conseguenza anche della dura offensiva lanciata dallo Stato all’indomani della strage d’agosto contro le mafie sotto forma di rinforzi (200 uomini in più), arresti, sequestri di armi, rastrellamenti, controlli a tappeto nelle cinque macro-aree individuate dalle forze dell’ordin e. Una di queste macro-aree è rappresentata proprio da Vieste, capitale del turismo pugliese; ma anche crocevia di traffici nazionali di marijuana importata dall’Albania per essere sbarcata sulle coste garganiche e smistata nel resto del Paese; ed anche teatro di una guerra di mala che dal gennaio 2015 ad oggi ha contato 6 omicidi, 4 agguati falliti – l’ultimo l’altra sera – e una lupara bianca: sono tutti delitti al momento irrisolti. Marco Raduano è ritenuto al vertice di un proprio gruppo, nato dalla scissione di quello che una volta era il clan Notarangelo al cui vertice c’era Angelo Notarangelo detto «cintaridd», l’allevatore garganico ucciso a 37 anni in un agguato di mafia la mattina del 26 gennaio del 2017, omicidio che diede il via alla scia di sangue: Raduano, che si dice innocente, era ritenuto il luogotenente di «Cintaridd». E quanto si parla di frantumazione del clan Notarangelo in «batterie» composte da chi prima era amico é alleato ed ora è schierato sul fronte opposto, bisogna guardare oltre i confini della sola Vieste, visto che i gruppi in contrasto contano sull’alleanza di altri garganici e foggiani. Se e cos’abbia detto Raduano ai carabinieri in relazione al tentato omicidio di mercoledì sera è coperto dal segreto istruttorio. Per quanto emerso al momento dalle indagini dei carabinieri del reparto operativo di Foggia e dei colleghi della Tenenza di Vieste, almeno due sicari hanno atteso che Raduano rincasasse: abita in zona “Scialara” ed essendo sottoposto alla sorveglianza speciale dal 7 luglio del 2017, deve rientrare entro le ore 21. Alle 20,45 quando il giovane rientrava a piedi, pare da solo, una pioggia di fuoco l’ha investito: sull’asfalto i carabinieri hanno reperiate 5 cartucce calibro 12 di fucili e due bossoli esplo¬si da un mitra Kalashnikov. Raduano è scappato a piedi, rifugiandosi a casa di un parente e salvandosi: se l’è cavata con ferite a mano, caviglia e fianco é ricovero all’ospedale «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo. I carabinieri hanno eseguito alcune perquisizioni e tre «stub», non è noto se a Vieste o anche altrove è allargato il raggio d’azione e delle indagini.

gazzettacapitanata

 

 

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