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Quella lista di briganti di Capitanata. Un elenco con 509 nomi, provenienti soprattutto dal Gargano

Dopo l’Unità d’Italia anche la Capitanata fu interessata al fenomeno del brigantaggio, le autorità governative spesero non poche energie per sedare quella che fu una vera e propria rivolta contro il nuovo governo. Sbandati dell’ex esercito borbonico, contadini e braccianti, si videro costretti con il nuovo governo ad una leva militare forzata che durava più anni, e dovettero abbandonare le loro terre ed i loro affetti; l’alternativa era darsi alla macchia ed al brigantaggio, che il nuovo Governo combattè con una serie di leggi speciali e varie azioni militari. La prefettura della provincia di Capitanata, che aveva sede a Foggia, in esecuzione di un disposto del 25 settembre del 1862, compilò un Quadro nominativo degli individui datisi al brigantaggio nella provincia di Capitanata, documento che fu realizzato ricavando i nominativi dei briganti dalle relazioni e dalle note stilate dai sottoprefetti, sindaci, comandanti delle guardie nazionali, e dei carabinieri reali, delegati di P.S., e reverendi parroci, trasformatisi per l’occasione in agenti informatori della Prefettura. Ancora oggi, del resto, fra la vasta documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Foggia e presso altre storiche istituzioni, è possibile ricavare nomi ed episodi di quegli anni. Questo Quadro nominativo contiene l’indicazione di ben 509 individui considerati briganti, ma in realtà a volte solo renitenti alla leva; tra essi vi sono elencati anche alcuni ex soldati borbonici e, addirittura, un disertore dell’esercito piemontese, tale Luigi Sodani originario di Vigevano e già in forza al 49° Fanteria del Regio Esercito. Dei 509 briganti, però, 184 erano già in carcere, 13 erano morti e solo 312 erano latitanti ed operativi. Tra i comuni di origine dei briganti, la rappresentanza più numerosa è quella del Gargano, come Monte Sant’Angelo, da cui provenivano ben 102 briganti, San Marco in Lamis con 50 e Cagnano con 18; le cittadine più grandi ed in pianura annoveravano pochi briganti, come Foggia, soltanto 1, Manfredonia 8, San Severo 12 e Cerignola nes-suno; emergono poi Torremaggiore con 28 individui, San Paolo Civitate con 22 ed Apricena con 18; sui Monti Dauni ecco Castelnuovo con 12, Casalvecchio con 13, Candela 11, Pietramontecorvino 11, Panni 11 e ben 59 indi¬vidui provenienti da altre province. Vari i mestieri di queste persone, in gran parte braccianti e contadini, ma anche pastori, calzolai, negozianti, vaccari, bovari, muratori, carpentieri, vetturali, carrettieri, cavapietre ed altre attività. Non mancano le donne, come Teresa Pannisci, denominata la porcara, originaria di Candela e tale Recchia Anna, di 24 anni, domestica, originaria di Tufare, ma aggregatasi alle bande di briganti che operavano in Capitanata. Singolari anche i vari soprannomi con cui sono indicati i briganti, come: Boccasenzosso, Recchiamuzzo, Trippetta, Passariello, Pippariello, Monachello, Cazzullo, Pistoncello, Scopetta, Pochinchiostro ed altri particolari nomignoli.

Carmine de Leo