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La Consulta boccia le trivelle alle Isole Tremiti

Dieci anni d’attesa e un investimento sprecato. Que­sto il senso di una denuncia lanciata da una pubblicazione specializzata, «Energia oltre», via web, al presidente della Regione Puglia, Michele Emi­liano dopo che la Corte co­stituzionale si è espressa ne­gativamente sulla questione di competenza posta dalla Regio­ne Puglia «contro il decreto Guidi del 2015 che autorizzava l’azienda Petroceltic alla ricer­ca di idrocarburi al largo delle Tremiti».

Secondo Annalisa Digiorgio, avvocato e animatrice dell’associazione Palmella, che firma l’atto d’accusa: «A se­guito di questo ricorso, la Pe­troceltic ha rinunciato al pro­getto, decisione cui si è appellata la difesa dell’avvoca­tura di Stato dinanzi la Corte. La qual cosa non ha fatto dif­ferenza: ’’Poco importa se la stessa società nei mesi scorsi ha rinunciato all’autorizzazio­ne”, è scritto nella sentenza, per la Corte il principio alla base del ricorso è valido sem­pre: la competenza sulle autorizzazioni delle perlustrazio­ni petrolifere è dello Stato. Il parere della Regione deve es­sere acquisito solo sulla ter­raferma. È questo il principio sancito dalla Consulta che ha ritenuto inammissibile il ri­corso presentato dalla Regione Puglia sul conflitto di attribu­zioni».

Sotto il profilo politico la Digiorgio osserva: «Questa scon­fitta della Regione davanti ai giudici amministrativi o delle leggi è solo l’ultima di una serie. Io dico che comunque, anche nel caso delle trivelle alle Tremiti, è stato un errore fomentare i territori su una battaglia che non andava a incidere su questioni ambientali mentre è stata alimentata come tale e comunque, visto com’è andata a finire, è stato dimostrato che non era giusto intervenire. Sbagliato perdere dieci anni per ottenere una sentenza scontata e perdere un investimento sull’approviggionamento energetico che ancora, si voglia o non si voglia dipende dal petrolio». Aver perso un confronto alla Corte costituzionale non fa tuttavia indietreggiare il pre­dente Emiliano che spiega: «se il solo aver presentato un ricorso è servito a far desistere la multinazionale del petrolio dal trivellare nel nostro mare, allora vuol dire che ho fatto bene il mio dovere. Anche solo aver salvato il mare delle Isole Tremiti dalla minaccia delle trivelle vale l’impegno di una vita. E lo stesso vale per le altre battaglie a tutela della salute e dell’ambiente che stiamo portando avanti».  

g. arm.