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Un processo al Visconti nel 1758 a ISCHITELLA (155° parte).

gli levai anche quella del medesimo ,e le posi sopra uno di quelle boffette nel quale atto ci furono delle risate per detta burla;il medesimo le quante passate intesi,che disse all’Ill.re Marchese Giuliano che non poteva andare senza fibbie e questi avendo fatto chiamare il suo cameriere Domenico Imparato ,fece dal medesimo prendere le fibbie d’ottone dalle sue scarpe delle quali soleva far d’uso ,quando si conferiva in campagna e che altre dai calzoni le fece dare al Visconti ,il quale se le posò rispettivamente alle sue scarpe ed alli calzoni .Uscì poi dall’anticamera ove stavano dette persone delle quali me ne sonnevano solamente il M.co il Sig. don Michelantonio d’avolio ,e Michele Paolino vantandosi con quelle della confidenza,che il medesimo Marchese dava continuatamente al medesimo Visconti a praticare nel palazzo baronale e colla medesima confidenza con l’Ill.re marchese il quale continuava pure a burlarevi e scherzarvi e dico di qua a tre altri giorni stando in detta anticamera il predetto Gio Batta Viscoti il cennato ill.re Marchese seguitando lo scherzo mi ordinò che avessi levato la spada ed una corta tabacchiera ,che portava il riferito Gio Batta Visconti con dei bottini d’argento che portava ai polsi della camicia ed io così io eseguii riponendo le riferite robbe sopra una boffetta esistente in una stanza appresso a quella del letto e tutto ciò che esso Visconti non se ne chiamò mai offeso e continuò nella maniera

-continua-

Giuseppe Laganella