Menu Chiudi

Sanità Puglia/ Blitz della Regione sulle Commissioni invalidi. Nuove regole per i medici: stop ai pensionati, massimo 45 visite a seduta.

Niente più pensionati, medici che non hanno il rapporto di esclusiva o che pos­sono (come spesso avviene oggi) essere in potenziale conflitto di interesse. È un vero e proprio giro di vite quello che la Regione ha dato alla composizione delle commissioni di invalidità, cui spetta valutare le richieste pre­sentate dai cittadini per l’invalidità civile o per la legge 104: a partire dai prossimi rinnovi, infatti, le Asl dovranno applicare regole uni­che per la designazio­ne dei componenti. E con un ulteriore limi­te: in ciascuna seduta non potranno essere trattati più di 45 casi.

Le commissioni di invalidità (una per cia­scun distretto sociosa­nitario) sono presiedu­te da un medico legale e composte da un me­dico del lavoro e da un igienista, integrati di volta in volta da specialisti e assistenti sociali e da medici designati dalle associazioni di categoria (ciechi, sordi). La scelta, che spetta ai direttori generali, è sempre accompagnata da polemiche, anche perché molto spesso – in anni passati – è stata influenzata non poco dalla politica. Questo anche per via dei com­pensi: 10 euro a visita lordi per il presidente, 8 per i componenti (in alcune Asl si applica il taglio del 10% voluto all’epoca dal governo Monti). Se sembrano pochi, va detto che in ciascuna seduta (in media dalle due alle quat­tro al mese) si trattano molte decine di pa­zienti, in alcuni casi sfiorando anche le 100 visite a seduta. In termini pratici significa circa 1.600-2.000 euro lordi al mese per il pre­sidente (dunque fino a 1.000 netti), che si ri­ducono del 20% per i componenti. E in Puglia esistono anche casi di medici che siedono in due commissioni in province diverse, o di medici che un giorno decidono sulle inva­lidità e un altro fanno i consulenti di parte in tribunale: clamorosi conflitti di interessi che finora sono stati ignorati. Le nuove linee gui­da approvate dalla giunta regionale (che si applicheranno a partire dai prossimi rinnovi triennali, per i quali verranno fatti avvisi pubblici da cia­scuna Asl che dovrà predisporre un albo degli idonei) prevedono infatti che ai componenti delle commissioni di invalidità verrà vietato di svolgere incarichi di consulente di parte in tribunale per conto di privati, e che non si potrà sedere contemporaneamente in più di una commissione. Ma spunta un vincolo an­che per i medici di famiglia, che non potranno essere designati nei distretti in cui svolgono l’attività professionale (serve a evitare che possano sfruttare l’incarico per acquisire pa­zienti). Ancora, i medici dipendenti delle Asl potranno far parte delle commissioni solo se

operano in regime di esclusiva (è dunque escluso chi ha optato per l’attività professio­nale esterna) e a tempo pieno, mentre gli ester­ni non possono essere scelti tra i consulenti Inps. Disco rosso, infine, ai politici: è accaduto spesso che nelle commissioni siano stati in­filati consiglieri comunali o provinciali, ora invece non potranno essere designati per i due anni successivi dalla scadenza dell’incarico. Non si tratta, come potrebbe sembrare, di una scelta punitiva nei confronti dei medici, vi­sto che discende da un documento predisposto da tutti i direttori dei Di­partimenti di prevenzio­ne delle Asl su richiesta della Regione. L’idea, ol­tre che migliorare sul fronte della trasparen­za, è anche di diminuire la pressione. Con la regola dei 45 casi a seduta, infatti, si riducono i compensi, ma si alleviano anche i disagi per i cittadini, spesso in precarie condizioni, chia­mati ad attese estenuanti: oggi ci sono pre­sidenti di commissione che per propria co­modità preferiscono programmare una sola seduta al mese, con tutto quello che ne deriva. Le nuove linee guida, peraltro, dovrebbero (almeno in ipotesi) favorire la rotazione: il 15% dei posti dovrà essere coperto con nuovi incarichi sulla base dell’anzianità, e chi va in pensione dovrà lasciare immediatamen­te.           

 

m.scag