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Sanità, la Puglia migliora sui LEA ma troppi cesarei e pochi screening. I dati del Ministero

La sanità pugliese ha ottenuto 179 punti nella griglia Lea, il risultato più alto da quando è stato istituito il mo­nitoraggio dei Livelli essenziali di assi­stenza. I dati relativi al 2017 sono stati ufficializzati dal ministero della Salute, e – in generale – confermano il nuovo sor­passo del Piemonte sul Veneto, ma la­sciano inalterato quasi tutto il resto. Per la Puglia (che resta dodicesima co­me nel 2016) la buona notizia è l’aver quasi raggiunto il Lazio, quella meno buona è che rimane – anche a dispetto dei 10 punti in più – nella zona bassa della classifi­ca, seppure a pieno titolo tra le Regioni giudicate «adempienti» (cioè che garan­tiscono l’assistenza minima prevista dal­le norme e possono quindi partecipare alla suddivisione dei fondi previsti a ti­tolo di premialità). Va detto, a questo proposito, che ben otto Regioni italiane han­no superato i 200 punti, una soglia che permette di considerare eccellente l’as­sistenza offerta. I dati pugliesi mostrano molti passi avanti (nel 2016 la soglia minima di 160 era stata superata di un soffio, stavolta invece il margine è molto più ampio) ma restano due buchi neri, sempre gli stessi: gli scree­ning di base che sono aumentati ma sono ancora troppo pochi (la scala ministeriale chiede di raggiungere il parametro 9, la Puglia è a 4, nel 2016 era a 2 ma le migliori Regioni d’Italia sono a 15) e i pochi con­trolli sulle malattie animali trasmissibili all’uomo. Restano bassi, seppure non cri­tici, i numeri relativi alle coperture vac­cinali in particolare per quello che ri­guarda l’anti-influenzale negli anziani over-65: ci sono passi in avanti, ma non bastano a raggiungere l’obiettivo. Lo stesso discorso può essere fatto per i parti cesarei, che in Puglia rappresentano un vero e proprio sport: dovrebbero es­sere sotto il 20%, sono al 31,9% in lie­vissimo miglioramento (nel precedente monitoraggio erano al 32,1%). Lontanis­sima dagli standard la disponibilità di posti per gli anziani nelle strutture re­sidenziali (9 ogni 1.000 abitanti, ce ne sono soltanto 5,16), cresce il numero di fratture di femore trattate entro due giorni (siamo al 58,3%, bisognerebbe arrivare al 60′ ma nel 2016 il dato era inchiodato ; 52,5%). Sta scendendo il tasso di ospdalizzazione pediatrica per asma e gastroenteriti, che misura l’efficientamento dell’assistenza di base: dovrebbe essere inferiore a 141 ogni 100mila abitanti, arrivato a 186 dai 219 del 2016 quando dato era considerato «non accettabile» ( è costato parecchi punti in classifica. Resta invece a 20 minuti (non dovrebbe sperare i 18) il tempo medio di intervento delle ambulanze del 118, anche se sul punto la Puglia sconta la particolare situazione del Gargano che sballa ogni statistica. Nelle prossime settimane l’assessora alla Salute guidato dal capo dipartimento Giancarlo Ruscitti dovrà affrontare con i ministeri il confronto sul Piano opertivo. La Puglia dovrà dimostrare di aver messo in atto tutte le misure di contenimento previste nello scorso triennio così da poter uscire dal commissariamento-soft. In caso di esito positivo, la Regione riacquisterà la piena autonomia sulla gestione delle Asl, a partire dalla programmazione delle assunzioni.