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Cgil/ Sì, il turismo corre ma troppo lavoro nero. Gesmundo: “tante strutture, pochi stagionali”.

Fare il punto sulle politiche di settore e sulle prospettive di sviluppo del Piano Strategico è l’obiettivo dell’incontro tenuto ieri a Roma nella sede della Cgil nazionale a cui ha partecipato il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, con il vice segretario generale Vincenzo Colla, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e i segretari generali regionali e di categorie. Il turismo è un settore strategico per la Puglia che ha usufruito di ingenti finanziamenti pubblici, oltre 75 milioni di euro nei sette anni di pianificazione dei fondi comunitari in Puglia e altri 270 sono spesi dalla Regione per promozione, eventi culturali, ambienti naturali. Ad oggi la Puglia è la nona regione italiana per numero di visitatori di musei, monumenti e aree archeologiche, dal turismo si generano 6 miliardi di Pil, quasi il 10 % del totale, con un’incidenza doppia rispetto alla media stagionale, ma perman­gono profonde contraddizioni. «Non è possibile che a fronte di 8mila strutture ricettive e 10mila della ristorazione, gli addetti, compresi quelli stagionali, am­montino a sole 50mila unità. C’è qual­cosa che non va, e si chiama lavoro nero – ha dichiarato Gesmundo nel suo in­tervento – Parliamo di un settore che necessita sin da subito di una forte pro­grammazione con una govemance re­gionale e nazionale che deve darsi al­cune priorità fondamentali. Bisogna salvaguardare l’ambiente, minacciato dall’erosione costiera e dalla Xylella, bisogna digitalizzare, met­tere a punto un sistema di servizi e infrastrutture – in Salento non vi sono autostrade e la rete ferroviaria è marginale-, vanno normate le strutture che operano sulle piattaforme Online come airb&b affinché contribuiscano alla fiscalità, si deve lavorare sulla destagionalizzazione investendo sul turismo convegnistico, sull’arte, sull’ambiente e sulla cultura. Il tutto tenendo sempre al centro la qualità del lavoro, come abbiamo voluto sottolineare con la campagna “OK Lavoro” lanciata dalla Cgil pugliese per cer­tificare le imprese che rispettano i diritti e i contratti dei propri operatori, la cui professionalità, adeguatamente formata, deve essere quel valore fondante su cui costruire un turismo all’avan­guardia e sconfiggere quelle logiche di sfruttamento e compres­sione di diritti e salari e ricorso a lavoro illegale, prevalenti anche in questo ambito economico». Per Gesmundo «non è accettabile che un settore enogastronomico come quello pugliese, che il 38% dei visitatori colloca al primo posto come elemento di soddi­sfazione, si regga per ampi tratti sul caporalato, sui ghetti e sul dumping salariale».