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Vieste/ Affare droga dietro guerra c’è l’aggravante mafiosità. Il reato di traffico di stupefacenti contestato a 3 dei 4 indagati

Ci sono i traffici di droga, che fanno gola ai clan garganici e non solo, dietro la guerra tra clan in atto sul Gargano, ed a Vieste in particolare, dove affari e vendetta si «sposano» in una scia di sangue. Le coste del Gargano nord e di Vieste soprattutto sono da tempo terra di sbarco di tonnellate di marijuana importate via mare dall’Albania per essere smistate dal promontorio in varie zone d’Italia. I sequestri danno un’idea dell’affare: nel 2017 in provincia di Foggia sono stati sequestrati ben 13 tonnellate e 290 chili di sostanze stupefacenti – cifra record – di cui oltre 13 tonnellate sono rappresentate da marijuana, in gran parte rinvenuta sul Gargano bloccando scafisti e corrieri; nel 2018 i sequestri di stupefacenti hanno superato le 4 tonnellate, dove ancora una volta la parte del leone la fa la marijuana con 3 tonnellate e 700 chili recuperati dalle forze dell’ordine, principalmente sulle coste garganiche. Quest’anno invece i sequestri sono calati vistosamente. L’affare droga ed il controllo delle piazze dello spaccio sono al centro della guerra di mafia che a Vieste dal 2015 ad oggi ha contato 10 morti ammaz¬zati, 1 lupara bianca e 5 agguati falliti, per lo più legati alla contrapposizione tra il clan capeggiato da Marco Raduano e quello al cui vertice ci sarebbe stato – secondo Dda e forze dell’ordine – il suo ex amico Girolamo Perna ammazzato a 28 anni lo scorso 26 aprile. Ma ampliando lo sguardo oltre Vieste va ricordato che il clan Raduano è alleato del clan manfredoniano dei Romito, a sua volta alleato alla batteria Moretti/Pellegrino/Lanza della mafia di Foggia; mentre il gruppo Perna è ritenuto vicino al «clan dei montanari» dei Libergolis su Monte Sant’Angelo (rivale dei Romito), che è storicamente legato all’altro gruppo mafioso della «Società foggiana», i Sinesi/Francavilla. Non a caso tra i 6 reati contestati dalla Dda a vario titolo ai 4 viestani in attesa di giudizio c’è soprattutto il traffico di droga pure aggravato dalla mafiosità, di cui rispondono il capo-clan Marco Raduano, alias «pallone» di 36 anni; il nipote Liberantonio Azzarone di 29 anni; e Gianluigi Troiano, ventiseienne sempre di Vieste, tutti detenuti dal 7 agosto 2018 quando furono fermati dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia su decreti della Dda. Ai tre giovani garganici la Dda contesta tessersi associati con altre persone «in numero superiore a 10 per trasportare, occultare e detenere per cederli a terze persone diversi quantitativi di cocaina, hashish e marijuana». A Marco Raduano si contesta d’essere al vertice del gruppo di trafficanti di droga: «promuoveva, dirigeva e or-ganizzava l’associazione e le attività illecite» si legge nel principale e più grave dei 6 capi d’imputazione oggetto dell’inchiesta «procurando da Cerignola lo stupefacente da smerciare a Vieste, a tal fine mantenendo i contatti con fornitori e intermediari; intera¬gendo con altre organizzazioni criminali cerignolane; procurando e individuando i mezzi per il trasporto dello stupefacente; coordinando i profili finanziari delle operazioni, corrispettivi per i sodali; rac¬cordandosi sistematicamente a livello operativo per svolgere questa attività con gli altri indagati; e stabilendo inoltre personalmente termini e modalità di realizzazione delle diverse operazioni di acquisto e distribuzione della droga sul mercato viestano». Il compito di Azzarone sarebbe stato invece – prosegue l’accusa – quello di «fornire direttamente lo stupefacente agli spacciatori al dettaglio, contribuendo a decidere e controllare i termini e le modalità delle diverse operazioni di rifornimento; curando la gestione finanziaria col recupero- dei proventi dello spaccio, sostituendo Raduano quando era detenuto o in ospedale». Invece Gianluigi Troiano nel clan di trafficanti avrebbe «garantito un costante appoggio logistico, individuando i luoghi idonei per l’occultamento d: ingenti quantitativi di droga da immettere sul mercato viestano, come successo in occasione del maxi-sequestro d: 152 chili di marijuana dell’ottobre 2017, e agendo in costante contatto operativo con Raduano». Ai tre presunti trafficanti si contestano tre l’atro le aggravanti della mafiosità per aver commesso i fatto avvalendosi del metodi mafioso; e quella dell’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti. gazzettacapitanata