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La Xylella non solo per gli ulivi “è anche su mandorli e ciliegi”

Mandorlo e ciliegio, acacia e olean­dro, ma anche rosmarino, alloro, la­vanda e geranio. Sono tante le pian­te colpite dalla xylella fastidiosa, il batterio che da quasi dieci anni sta facendo strage in Puglia, soprattut­to di ulivi (4 milioni gli alberi colpiti secondo una stima che è stata effet­tuata Italia Olivicola). Soprattutto, ma non solo. Perché in Puglia oltre all’ulivo ci sono altre 33 specie di piante ospiti del tipo di xylella (sot­tospecie Pauca, genotipo St53) pre­sente nella regione: l’elenco completo si trova sul sito www.emergenzaxylella.it. Del resto basta fare un giro nelle campagne, soprattutto fra Lecce e Brindisi, per notare quel­lo che Donato Boscia, ricercatore dell’Istituto per la protezione soste­nibile delle piante del Cnr, fra i pri­mi nel 2012 a identificare per la pri­ma volta la xylella sugli ulivi di Gallipoli, non esita a definire come «un lento ma inesorabile sterminio del­le piante nel territorio pugliese».

 

Le piante colpite

Un lento sterminio che però passa sottotraccia. Lo spiega bene Boscia: «Per ovvie ragioni economiche, sto­riche e sociali, tutta l’attenzione sul problema della xylella si è concen­trata sull’ulivo, che fra l’altro è l’o­spite più suscettibile al batterio pre­sente in Puglia». Ma gli esperti del settore sanno che la xylella è un bat­terio polifago, che può attaccare va­rie specie. Oltre 500, stando a quan­to riportano dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Dopo sei anni di monitoraggi, in Puglia sembra essersi stabilizzato a 34 il numero di specie di piante ospiti. «Fortunatamente non tutte quelle che si infettano si ammalano poi gravemente, come avviene per gli ulivi». È il caso dei mandorli, sui quali gli studiosi osservano una sor­ta di capacita di convivenza con la malattia: è il motivo per il quale al­meno fino a ora non si sono registra­te stragi di mandorli. Altra pianta ospite della xylella e importante per l’economia agricola pugliese è il ciliegio: «Al momento sappiamo poco del rapporto fra questa pianta e la malattia – dice ancora Boscia – Questo perché in Salento, la zona più colpita dalla xylella, ci sono po­chi ciliegi, sui quali osserviamo co­munque una suscettibilità abba­stanza ridotta alla malattia».

 

Le piante ornamentali

A queste si aggiungono altre specie, alcune delle quali si infettano in ma­niera occasionale e non manifesta­no sintomi. È quello che succede per esempio all’asparago selvatico, su cui sono stati riscontrati pochissi­mi casi di infezioni e solo in ambien­ti pesantemente colpiti dalla xylel­la. Ci sono poi specie che si infetta­no con meno frequenza rispetto all’ulivo, ma che quando sono colpi­te dal batterio si ammalano grave­mente. Succede con l’oleandro, pianta ornamentale, così come con la polygalia mirtifolia, anche questa molto sensibile al batterio. Altra specie ornamentale è l’acacia sali­gna, simile alla mimosa. Come la polygala, non è autoctona. La sua origi­ne è australiana, «ma è stata intro­dotta e di fatto si è naturalizzata. Si trova soprattutto nelle zone costie­re del Sud della Puglia, con arbusti fino a quattro metri di alte; una specie aliena, ma ha un su fino a quattro metri di altezza. E’ una specie aliena, ma ha un suo ruolo ecologico perché aiuta a stabilizzare le dune ed è pioniera nel colonizzare i suoli rocciosi». Purtroppo la pianta quando si infetta è destinata a morire nel giro di un anno. Fra le altre specie ospiti si registrano il rosmarino, l’alloro, la lavanda e il geranio. «A dimostrazione del fatto – segnala Boscia – che quella della è un’emergenza globale»

Il fronte antiscientifico

Sono vari i motivi dell’avanzata di questa emergenza globale in Pu­glia. Dai ritardi della burocrazia alle inchieste giudiziarie, passando per la mancata applicazione delle misu­re fìtosanitarie per contenere il bat­terio. Secondo uno studio di Agrofarma (l’Associazione nazionale im­prese agrofarmaci, che fa parte di Federchimica) che è stato presenta­to a Bari durante il convegno “L’oro della Puglia”, escludere ogni tipo di trattamento fitosanitario comporte­rebbe nel settore olivicolo una per­dita di più di due terzi della produ­zione, con una riduzione da 34,8 mi­liardi a 7,8 miliardi di euro di fattu­rato della filiera. Ma a permettere al batterio un’avanzata senza ostacoli è stato anche il fronte antiscientifi­co che ancora oggi definisce la xylella come un complotto o, comun­que, escludendo il nesso fra il batte­rio e il disseccamento delle piante. E a proposito di fronte antiscientifi­co, fa discutere la decisione della Regione di nominare Francesco Ferraro uno dei due subcommissari (l’altro è Vito Damiani) dell’Arif, l’A­genzia regionale per le attività fore­stali, alla quale è affidato il compito di contrastare la xylella: «È un erro­re la nomina di una persona che in passato ha fatto parte del fronte an­tiscientifico accreditando teorie di cura infondate – attaccano i consi­glieri regionali di Centra il futuro, l’associazione di cui fanno parte i dem Fabiano Amati, Sergio Blasi, Donato Pentassuglia e Ruggiero Mennea assieme a Napoleone Cera (Udc) e al civico Gianni Liviano – una persona che in passato aveva annunciato infondatamente di ave­re trovato la cura al disseccamento attraverso l’iniezione di un cocktail di sostanze tenute segrete»

Antonello Cassano

repubblicabari