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Puglia/ Rischia di saltare il nuovo piano dei rifiuti. La bozza non è pronta.

A giugno 2018, quando ne presentò le linee guida, il presidente Michele Emiliano parlo di tempi rapidi. Un anno dopo, il nuovo Piano di gestione dei rifiuti solidi urbani è an­cora in alto mare: la bozza emersa dalla fase di consulta­zione pubblica è infatti ancora al centro di valuta­zioni tecniche. E adesso l’approva­zione rischia di saltare. In primavera l’obiettivo era di portare il Piano in commissione Ambiente entro luglio, così da completarne l’esame prima dell’estate per poi andare al voto alla ripresa. Ora si parla di (fine settem­bre), e dunque i tempi non ci sono più: appena due mesi (ottobre e novembre) prima della sessione di bilancio per esaminare una lunga serie di leggi, tutte importantissime, già in attesa. È infatti molto, molto difficile che alla svolta del 2020, anno di elezioni, la politica avrà la forza di mettere mano a un argomento così delicato come l’as­setto dei rifiuti. Qualche settimana fa anche Confindustria, con il presidente regionale De Bartolomeo, ha scritto a Emiliano per sollecitare l’adozione del «Prgru», sot­tolineando «il ruolo fondamentale che i privati, in particolare del mondo confìndustriale, hanno svolto e continua­no a svolgere nella gestione del ciclo dei rifiuti». Il riferimento non è ca­suale, perché uno dei pilastri del nuo­vo piano è la proprietà pubblica degli impianti di trattamento, mentre oggi il sistema (in particolare le discariche) è di fatto nelle mani dei privati. Il nuovo piano, predisposto dal capo dipartimento Barbara Valenzano, punta ad azzerare la programmazione fatta ai tempi di Vendola puntando all’obiettivo «rifiuti zero»: differenzia­ta ad almeno il 65% (oggi è a poco più del 30 % ) entro il 2025, così da ridurre al 10 % il ricorso alle discariche in regime di autosufficienza. Ma per arrivarci bisognerà riciclare il 90% degli 1,6 mi­lioni di tonnellate di rifiuti prodotti, attraverso una strategia estremamen­te ambiziosa (e, secondo qualcuno, ir­realizzabile): prevede il recupero in­tegrale della frazione organica e la pro­duzione massiccia di Css (il Combu­stibile solido da rifiuto) da bruciare negli impianti abilitati, che sulla carta sarebbero la centrale Enel di Cerano e i cementifici. Il percorso per l’aggiornamento del Piano rifiuti di Vendola (che risale al 2013) è partito a novembre del 2016, partendo proprio dal deficit di capacità di trattamento (biostabilizzazione e in­cenerimento) nel sistema impiantistico pubblico. Emiliano ha costituito l’Agenzia regionale dei rifiuti, affidata a un manager di ormai provata espe­rienza come Gianfranco Grandaliano, azzerando di fatto le competenze dei Comuni e prevedendo la realizzazione di sette nuovi impianti. Nello scorso febbraio la giunta regionale ha appro­vato una delibera quadro che ha in­nescato il meccanismo: l’Ager ha com­pletato la progettazione degli impianti, ora si passa a definire la parte dei finanziamenti (già individuati attra­verso i fondi del Patto per il Sud). Ma il Piano che descrive la cornice della strategia rischia di non arrivare mai.

Massimiliano Scagliarini

gazzettamezzogiorno