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Verso le regionali/ Salvini e l’operazione Puglia in lista tre nomi

I papabili ci sono tutti. Nel trabucco di Monte Pucci appe­na Matteo Salvini tocca la terra di Puglia. Poi tutti in piazza Pertini a Peschici ai piedi del municipio e in­fine al Wonder beach, il Papeete in formato ridotto, sulla costa simbo­lo della Puglia tra Mola di Bari e Polignano a Mare. Si dividono il com­pito, Massimo Casanova, il patron del Papeete che sul Gargano, lato Lesina, ha mire da imprenditore e sul promontorio ha costruito buo­na parte della sua scalata vincente al Parlamento europeo: a Peschici non ha mollato un attimo il mini­stro dell’Interno. Idem, in serata, a Polignano, feudo di Nuccio Altieri, l’ex parlamentare che Salvini ha volto a capo dell’Invimit e in Pu­glia è il responsabile organizzazio­ne e comunicazione della Lega. La sfida al centrosinistra, l’avviso di sfratto, come hanno apostrofato il successo leghista alle europee del 26 maggio scorso regalando il pri­mato in Puglia, parte da qui. Dal tour estivo dell’ormai ex vicepre­mier nelle due mete turistiche d’eccellenza della regione. Solo che la crisi di governo, e la spinta sull’acceleratore delle elezioni an­ticipate già a ottobre innescata da Salvini, ha cambiato le priorità dell’agenda politica, com’era inevi­tabile. E la designazione dello sfidante di Michele Emiliano passa, com’e­ra prevedibile, in secondo piano Perché se davvero si voterà a otto­bre, come la Lega auspica, posso­no anche cambiare le ambizioni dei singoli. Con la prospettiva di un turno elettorale che riapre le porte di Camera e Senato, gli scran­ni di via Gentile, come quello di Lungomare Nazario Sauro, diven­tano meno appetibili. Non a caso Nicola Giorgino, l’ex sindaco di Andria caduto sotto il fuoco amico di Forza Italia, è stato il primo ad af­facciarsi a Peschici, prima bypassando lo schieramento di agenti di polizia e carabinieri, e conquistan­do con ampio anticipo, prima che Salvini partisse da Termoli, uno dei tavolini del trabucco dove il leader si ferma per un aperitivo con i vertici del partito foggiano e – dicono – qualche imprenditore. Se non correrà per la Regione, certa­mente potrà contare sulla possibi­lità di accaparrarsi un collegio si­curo: è stato uno dei primi sindaci a scegliere la Lega, uno degli ulti­mi ad entrare nel partito per dare alla nuova creatura una sembian­za meridionale. Le regionali, insomma non sono la priorità di questi giorni. E infat­ti Salvini dal palco di Peschici non si sbilancia: «Non entro nel merito dei nomi, l’importante è cambiare e mandare a casa una sinistra che con Michele Emiliano e Nichi Ven­dola ha condannato la Puglia a sta­re ferma, a tornare indietro inve­ce di andare avanti». L’unico no­me che Matteo Salvini fa è il suo, per Palazzo Chigi, al posto del pre­mier di Giuseppe Conte che qui vanta un seguito di campanile per essere nato a Volturara Appula e cresciuto a San Giovanni Roton­do. Della Puglia parla poco. «Sen­tendo le persone che incontro quotidianamente e mi parlano della Puglia – dice – la sinistra ha già fatto abbastanza danni, accu­mulando problemi in sanità, pro­blemi nelle infrastrutture, per strade e ferrovie». Della Puglia ri­corderà “la strage di mafia” quella dei fratelli Luciano, i due contadi­ni uccisi a San Marco in Lamis in un agguato di mafia. Lo ricorda per ringraziare le forze dell’ordine, non un parola per il dolore del­le vedove nel giorno dell’anniversario. Ma il passaggio pugliese non indolore. Come a Foggia a maggio, con la doppia sfida per le ammini­strative e le europee, anche Peschi­ci riserva qualche contestazione. Lo si intuisce appena prende la pa­rola il segretario provinciale della Lega, Daniele Gustai. Quando ac­cenna al Sud saccheggiato dagli uomini del Sud, un ragazzo nella piazza quasi vuota, occupata da non più di 3-400 persone a caccia di ombra, gli ricorda che forse do­vrebbe spiegare che cos’è l’autono­mia E quando sul palco sale Salvini che temporeggia nella speranza che la piazza si riempia, sul palco si materializzano il sindaco di Pe­schici, Franco Tavaglione, a capo di una lista civica cui – dicono – non dispiace interloquire con Emilia­no. Assente il sindaco di Foggia, Franco Landella che è di Forza Ita­lia ma che con i leghisti ha un debi­to per aver conquistato senza trop­pi problemi il ballottaggio. La “corte” salviniana è nutrita sul palco: oltre a Casanova si intra­vede anche il senatore salentino Roberto Marti. Non si vede, inve­ce, Leonardo Di Gioia, l’ex assesso­re all’agricoltura della giunta Emi­liano che aveva detto di voler soste­nere alle europee, quando era nell’esecutivo, il suo amico Casa­nova. Saranno loro, la vera claque pronta ad applaudire il Capitano quando un gruppo di giovani ro­mani e napoletani in vacanza, con­trollati a vista dalla Digos, cominceranno ad intonare Bella ciao e a ricordare al Capitano di restituire i 49 milioni della Lega. Alla fine del comizio, mentre Salvini si conce­de i suoi soliti selfie, gli antisalviniani faranno lo stesso dall’altra par­te della piazza: selfie e strette di mano nel nome dell’antisalvinismo, che nonostante l’ondata di ca­lore e il mare stupendo del Garga­no, non è andato in vacanza.
 
Piero Ricci

repubblicabari