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Carpino/ Uccisero anziano per rapinarlo definitiva la condanna a 30 anni

Rigettato il ricorso difensivo dalla Corte di Cassazione di Roma, è diventata de­finitiva la condanna a 30 anni a testa per i due uomini accusati di aver massacrato di botte un anziano di Carpino – Giuseppe Ciuffreda di 86 anni – durante una rapina nella sua abitazione avvenuta il 28 febbraio 2016: l’anziano fu rico­verato in gravi condizioni in ospedale dove poi morì il 10 maggio. Le indagini sfociarono 111 giugno successivo nell’arresto eseguito a Carpino di Dan Ionut Dragus di 40 anni, romeno, vicino di casa della vittima; e poi del connazionale Cristi Iulian Alistar di 24 anni, rintracciato in Ro­mania nel settembre 2016, estradato in Italia e trasferito in carcere.

La sentenza di primo grado fu pronunciata dal gup del Tribunale di Foggia il 9 giugno 2017, quando il ricorso al giudizio abbreviato comportò lo sconto di un terzo della pena ed evitò la con­danna all’ergastolo dei due romeni imputati di omicidio e rapina. Sentenza confermata dalla cor­te d’assise d’appello di Bari il 9 maggio 2018 e quindi dalla Cassazione. «L’aggressione risale alla notte sul 28 febbraio 2016» ricordano i carabinieri nel dar notizia della condanna di primi grado: «la mattina successiva, era una domenica, la figlia di Ciuffreda rinvenne il corpo esanime del padre in camera a letto e allertò i carabinieri. S’accertò che gli aggressori avevano rotto parte del vetro della porta d’in­gresso per entrare nell’appartamento. Ciuffreda aveva mani e volto ricoperti di sangue con evidenti segni di percosse sul volto». L’anziano carpinese venne trasferito in gravi condizioni all’ospedale «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo, dove morì il 10 maggio successivo, dopo una lunga agonia durata due mesi e mezzo, e senza che gli investigatori po­tessero mai interrogare il paziente. Le indagini dei carabinieri della compagnia di Vico, della caserma di Carpino coordinate dalla Procura puntarono subito su Dragus, «già conosciuto da­gli investigatori e vicino di casa della vittima», dissero gli investigatori. Già il 28 febbraio 2016, subito dopo la scoperta del moribondo, i cara­binieri perquisirono l’abitazione del sospettato, «col rinvenimento e sequestro di una busta con capi di abbigliamento con evidenti tracce di san­gue; dagli accertamenti del Ris di Roma emerse che il san­gue sugli indumenti era della vittima». Il pm così chiese e ottenne dal gip l’ordinanza cautelare contro Dragus, ese­guita dai carabinieri a Car­pino l’11 giugno.

Le indagini andarono avan­ti per identificare il presunto complice, Alistar. L’attenzione di carabinieri e pm si concentrò – dissero gli investigatori nel ricostruire le fasi dell’inchiesta – su «alcune foto presenti su Facebook che ritraevano proprio Alistar con felpa, giubbino smanicato, jeans e un paia di scarpe da ginnastica uguali a quelli sequestrati in casa di Dragus. Il giovane che risiedeva a Carpino aveva lasciato il centro garganico già il giorno seguente l’efferata rapina, facendo perdere le proprie tracce. Il 13 settembre 2016, in seguito all’emissione di un mandato di arresto europeo a suo carico, fu rintracciato in Romania e riportato in Italia dal personale del servizio pei cooperazione internazionale di Polizia della direzione centrale della polizia criminale».

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