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Isole Tremiti/ Bombe a Pianosa via alla bonifica. Gara d’appalto per 387mila euro

Presto bonificati i fondali dell’isola di Pianosa, l’unica al momen­to non visitabile dell’arcipe­lago diomedeo. Un angolo di straordinaria bellezza dell’Area Marina Protetta ge­stita dal Parco nazionale del Gargano off limit per immer­sioni e attività’ di trekking. Una vera e propria isola fi­nora dimenticata, ultimo lem­bo Italiano nel Mare Adriatico (prima c’era anche l’isola di Pelagosa poi ceduta all’ex Ju­goslavia e ora terra croata. Un isolamento che, di fatto ha trasformato Pianosa in una discarica abusiva, com­plici l’uomo e le correnti ma­rine.

Sì, batte bandiera Tricolore questo scempio che da più di mezzo secolo non ha mai visto “nessuno” preoccuparsi di tu­telarla, valorizzarla, bonifi­carla e/o perlomeno attivarsi per una campagna di pulizia delle sue calette e della sua ridotta superficie. Sulla pic­cola isola anche i resti di una nave affondata, il “Panayiota” da ben 32 anni, tonnellate di plastica, tra sacchetti, botti­glie, contenitori, migliaia di frammenti di cassette di po­listirolo, blister, reti per la coltivazione dei mitili, stovi­glie usa e getta, stracci, scar­pe, tronchi e rami di legno, e tutto quello che il mare ac­cumula da anni sulle basse coste dell’isola e che il vento poi spinge all’interno.

Sul fondo e tutto attorno all’isola ci sono 29 bombe di tipo “demo” della Seconda guerra mondiale, cariche di “tnt” (trinitrotoluene). Pur­troppo, logorandosi, la sostan­za trinitrotoluene (tnt) lascia in mare i suoi prodotti di degradazione, decisamente in­quinanti.

Le 27 bombe d’aereo osser­vate in immersione (su 29) sono state classificate, secon­do quanto riportato nella do­cumentazione dallo Stato maggiore della Marina mi­litare, come di tipo “demo” da 100/125/250/500 libbre. Gli or­digni sono stati suddivisi se­condo il loro stato di con­servazione e il loro posizio­namento è stato determinato sulla base della batimetria e del rilevamento di punti cospicui. Ora la bonifica sperando in tempi brevi per la rimozione degli ordigni che, di fatto, impedisce di sbarcare sull’isolotto o di immergersi nelle acque circostanti, sogno re­presso di diportisti e su e sub.