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Non c’è pace per gli olivicoltori pugliesi. Prezzi all’ingrosso di olio e olive ormai al collasso

Non c’è pace per gli olivi­coltori pugliesi che, quasi non fossero bastate a deprimere il comparto Xylella fastidiosa, gelata dell’inverno del 2018, siccità nei mesi di settembre ed ottobre del 2019 e (da ulti­mo) le forti raffiche di vento che hanno fatto cadere consis­tenti quantità di olive ancora da raccogliere, ora anche una congiuntura internazionale di mercato dell’olio assai sfavor­evole rischia di mettere defin­itivamente a “ko” i produttori e trasformatori locali di olive.

In­fatti, dopo le allarmanti dichi­arazioni riportate ieri del pres­idente di Coldiretti-Puglia, Sav­ino Muraglia, anche il rappre­sentate regionale di un’altra importante Organizzazione ag­ricola, Tommaso Battista, presidente di Copagri-Puglia, inter­viene con una nota sul tema per allertare sul malessere che ormai serpeggia sempre di più nel mondo agricolo locale per la situazione di paralisi dei prezzi all’ingrosso dell’olio ex­tra vergine di oliva.

Una paral­isi confermata anche dal fat­to che la seduta settimanale del martedì (ndr – ieri) della “Commissione olio” della Bor­sa merci della Camera di Com­mercio barese di questa setti­mana è andata deserta, pro­prio a seguito della mancanza di transazioni nel settore olear­io e, quindi, della relativa doc­umentazione fiscale (fatture), in base alle quali si elabora­no, poi, le specifiche rilevazioni dei prezzi di mercato dell’olio. Il presidente di Copagri-Pug­lia, nel rilevare che “nonostan­te l’elevata qualità della pro­duzione olivicola prevista per quest’annata, che secondo re­centi stime dovrebbe attestar­si sulle 200mila tonnellate, pari a quasi il 60% di quella nazio­nale”, ha affermato: “il com­parto olivicolo e oleario pugliese rischia anche quest’anno, dopo la disastrosa annata del 2018, di pagare un conto salatissimo e di vedere vanificato­ gran parte del lavoro fatto dall’estate a oggi”, perché “le forti raffiche dei venti di sciroc­co che hanno colpito incessan­temente la Regione negli ultimi giorni, infatti, non hanno fat­to altro che aggravare la situ­azione del settore, messo già a durissima prova dalla Xylel­la, e che aveva appena comin­ciato a riprendersi dopo la sic­cità di settembre e ottobre e le gelate dello scorso inverno”.

La campagna di raccolta delle ol­ive in Puglia non è ancora en­trata nel vivo, che arriverà qua­si sicuramente la settimana prossima – ha inoltre sottolin­eato Battista – ma la situazione dei prezzi all’ingrosso dell’olio è già al collasso. E, prosegu­endo, ha commentato: “Sem­bra davvero non esserci pace per l’olivicoltura della Puglia. Non sono bastate le emergen­ze fitosanitarie e le condizioni climatiche avverse, infatti, che il settore paga anche lo scot­to di dichiarazioni avventate riguardanti il crollo del prez­zo dell’olio extravergine d’oli­va, diffuse fra l’altro in giorni in cui le quotazioni indicava­no altro; tutto ciò non ha avu­to altro effetto se non quello di vanificare un’ottima anna­ta produttiva e contribuire a far crollare le quotazioni della produzione nazionale, che sul mercato deve già fare i conti con le positive campagne olea­rie delle altre grandi realtà produttive dell’area mediterranea, nostre principali competitor, quali quelle di gracia, Tunisia e Marocco”.

Questi due elementi, – ha poi rimarcato il presidente pugliese di Copagri – ovvero il calo dei prezzi in­terni e la competizione di Pae­si esteri nei quali i costi di pro­duzione sono nettamente infe­riori, e così anche quelli di ven­dita quindi, stanno mettendo a durissima prova la tenuta del comparto” . Ed “a riprova di quanto affermato – ha concluso Battisti – basti pensare che già all’inizio del mese di novembre le quotazioni del prodotto na­zionale erano calate di circa il 25%”, spiegando che “alla luce dei recenti sviluppi, c’è la con­creta possibilità che i prezzi scendano ulteriormente, con il rischio di dare il colpo di grazia all’olivicoltura pugliese”, per poi terminare chiedendo al Mipaaf (Ministero per le Politiche agricole, ambientali e foresta­li) di intervenire urgentemente in favore del settore attraverso una campagna di promozione straordinaria dell’olio extra vergine di oliva per tentare di mitigare ulteriori ed inevitabi­li conseguenze negative al com­parto.

Ma lo stato di apprensione nella nostra re­gione, per i prezzi troppo bassi di olive e olio già ad inizio cam­pagna a causa della strate­gia dei grossisti di ‘allineare al ‘ribasso’ i prezzi del prodot­to italiano a quello straniero, è desinato a continuare almeno fino al 22 novembre prossimo, quando a Roma ci sarà un in­contro convocato dal sottoseg­retario pugliese alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate del M5s, per discutere con le del­egazioni di olivicoltori e fran­toiani sulle possibili vie d’us­cita ad una situazione di mer­cato globale che per l’olio extra vergine di oliva italiano rischia di essere assai deleteria, se le Autorità competenti non sap­ranno dare risposte rapide e concrete agli operatori di ques­to fondamentale comparto pro­duttivo nazionale.

Un compar­to dove – come è noto – alle inefficienze dei diversi Governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi trent’anni, si sono aggiunte verosimilmente an­che le inadeguatezze di molti di coloro che, in rappresentan­za di olivicoltori e produttori di olio, avrebbero invece dovu­to tutelare la categoria con ben altre rivendicazioni e misure. Infatti, solo per avere un’idea di quanto sia stato bistrattato negli ultimi decenni il compar­to olivicolo ed oleario pugliese, basti pensare che nel 1991, os­sia ben 28 anni fa, un quintale di olive di cima pugliesi da olio quotavano tra le 75 e 90 mila vecchie Lire, a fronte delle odierne 35-40 Euro, che a mala­pena equivalgono alle vecchie 70-80 mila Lire.

Il paragone è ancor più drammatico per gli olivicoltori se si considera che all’epoca un trattore di 90 Cv di potenza costa mediamente tra 16 e 20 milioni di vecchie Lire, mentre attualmente per, acquistare un mezzo per la­vorare la terra di analoghe car­atteristiche occorre spendere non meno di 30mila Euro. Vale a dire circa 60 milioni di vec­chie Lire, ossia più del triplo rispetto al passato. Un equiva­lente rapporto si riscontrereb­be anche raffrontando il costo odierno (nonostante goda an­cora di agevolazioni sulle ac­cise!) del gasolio per automez­zi agricoli con quello praticato circa trent’anni fa. Dati, ques­ti ultimi, che già da soli sono forse sufficienti e significativi a rappresentare quale sia, a dis­tanza di trent’anni, l’effettivo stato di salute dell’Olivicoltura nazionale e, più in particolare, pugliese.

Giuseppe Palella