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4 Gennaio/ COME SE NON ESISTESSI

Dio, sorprendendo Adamo ed Eva, disse loro: «Continuate, ve ne prego; non disturbatevi per me. Fate come se io non esistessi!».

JACQUES PRÉVERT

«Padre nostro che sei nei cieli, restaci!»: dissacrava così il Padre no­stro Jacques Prévert (1900-77), poeta francese anarchico, divenuto fa­moso come paroliere (per Juliette Gréco e Yves Montand) e sceneggia­tore cinematografico.

A lui si deve anche la sarcastica deformazione della scena della Genesi che ora abbiamo citato. In verità egli con que­ste provocazioni faceva balenare una situazione reale in cui versa oggi la religiosità e che intacca anche i cosiddetti credenti. Non si ha più il desiderio di combattere Dio, di espellerlo con veemenza dalla storia e dalla vita personale, non ci si imbatte se non raramente (e spesso in forme patetico-folcloristiche) nell’ateismo militante. Dio semplicemente lo si ignora, lo si lascia fuori dell’uscio di casa e dell’esistenza.

«Fate come se non esistessi»: sembra sia ormai questa la scelta che gli attribuiamo. Egli non ci deve disturbare coi suoi comandamenti, non deve interferire nei nostri affari, ci deve lasciar liberi dalla sua ingombrante presenza, relegandosi nel suo cielo dorato.

È la stagio­ne non della morte di Dio ma della sua inerzia e assenza, e questa concezione è per certi versi più pericolosa perché non inquieta, non costringe a una presa di posizione, non richiede argomenti. È la ma­lattia dell’indifferenza che da Dio si estende fino a tutti i valori, la­sciando all’uomo quell’illusoria libertà di continuare a fare quello che gli pare senza imbarazzi o rimorsi.

Il risultato è in quel grigiore in cui è immersa la società, è nella regressione al caos morale. È, però, anche il segreto affiorare di una nausea e di un’insoddisfazio­ne che forse sono il primo gradino di un ritorno a Dio e all’autenti­cità dell’esistenza nel suo impegno etico.

Gianfranco Ravasi