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Alcol ai minori, una piaga sociale. Divieti molto poco rispettati. L’età degli acquirenti giovani non viene quasi mai accertata.

Partiamo dai divieti. Ci sono, anche se pochi lo sanno e ancora meno li fanno rispettare. In Italia è un reato somministrare bevan­de alcoliche a minori di 16 anni. Chi lo fa può essere punito con l’arresto fino ad 1 anno (articolo 689 del codice penale).

Chi invece vende alcolici ai minori di 16 anni può avere la sospensione della li­cenza commerciale. Dai 16 ai 18 anni le infrazioni diventano il­leciti di natura amministrativa. Risultato? Sanzione pecuniaria tra i 250 e i 1000 euro.

IL COMMERCIANTE DEVE CHIEDERE UN DOCUMENTO

-Inoltre il titolare di un esercizio commerciale ha l’obbligo di chie­dere un documento d’identità ai ragazzi che vogliono acquistare o consumare alcolici, per accertare l’identità del cliente. Il cliente di­mostra più dell’età che ha? L’ob­bligo non viene meno.

Ma l’Italia è il Belpaese delle contraddizioni. Come si dice: fat­ta la legge, trovato l’inganno. Così nei supermercati alzi la mano chi ha visto la cassiera di turno chie­dere il documento d’identità ad un ragazzino con in mano una bottiglia di vino o di birra.

E il connubio alcol e divertimento è una specie di collante in ogni lo­cale che si rispetti. Più saremo, più avremo la propensione a bere di tutto. Se poi sfoggi quell’og­getto del desiderio che si chiama braccialetto colorato – il pass per il privò, il tavolo per eccellenza di una discoteca (fino a 25 euro) – nel pacchetto sono previsti una serie di alternative, dalla vodka al pro­secco, passando per rum, gin, te­quila, sambuca, amari vari, ser­viti con lemonsoda, red bull, coca cola, succhi. L’acqua? Si paga a parte.

E se termini il distillato pre­visto nel pacchetto-tavolo, puoi sempre ordinarne un altro. Co­munque, la disponibilità del bar interno al locale non conosce so­ste. Documenti richiesti? Anche in questo caso, alzi la mano chi abbia subito un controllo. Dun­que, disco verde, altro che tolle­ranza zero.
 
OMS: 12 LITRI DI ALCOL ALL’ANNO IL CONSUMO DE­GLI ITALIANI
 
-L’Organizzazione mondiale della sanità quantifica in 12 litri di alcol all’anno il con­sumo degli italiani, per una spesa complessiva di 25 miliardi di eu­ro. Astemi esclusi. Sono 8 milioni e 600mila i nostri connazionali considerati bevitori a rischio, da 11 anni in su.

Settecentomila i minorenni. Se l’Associazione ita­liana di ricerca sul cancro ci fa sapere come la soglia quotidiana tollerata sia di due 2 bicchieri di vino da 125 ml per gli uomini e di uno per le donne, l’anno scorso gli accessi ai Pronto soccorso per in­tossicazione etilica sono stati 39mila. L’alcol uccide ogni anno 17mila persone, mentre tra gli adolescenti impazza il binge drinking, soprattutto nel fine settima­na, la moda di bere 6 o più bic­chieri di bevande alcoliche in 2 o 3 ore. Un rito senza età.

L’Istat ha anche redatto un report sui luo­ghi preferiti per il binge drinking: gli adolescenti e i giovani fino ai 24 anni scelgono le discoteche e i locali night, mentre i più grandi (22-44 anni) preferiscono bar, pub e birrerie. «Pur non potendo af­fermare che il consumo di bevan­de alcoliche avviene necessaria­mente nel momento in cui ci si trova in discoteca o in altri luoghi in cui si sballa – si legge tra l’altro nel report – si osserva che alla frequentazione assidua di questi luoghi nel tempo libero (12 o più volte l’anno) si associa un’abitudine maggiore al bere in modo non moderato».

In poche parole, chi va in discoteca, con­suma più alcol. Per l’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore sanità interessa 4 mi­lioni di persone. La cirrosi epa­tica, tipica malattia da abuso di alcolici, provoca il decesso di 5mi­la tra uomini e donne ogni anno. Insomma, l’ipocrisia regna sovra­na. Perché tutti sanno che si beve nei locali e come sia facile ag­girare la proibizione alla vendita di alcolici. Ma nessuno fa niente. I controlli? Inesistenti se parago­nati alle dimensioni del fenome­no.

L’ALLARME DELL’OSSER­VATORIO NAZIONALE PER L’ADOLESCENZA

L’Osservato­rio nazionale per l’adolescenza suona il primo campanello d’al­larme: i ragazzi si avvicinano all’alcol sempre più precocemen­te, un ragazzo su dieci, tra gli 11 e i 13 anni si è già ubriacato e il 36 per cento dichiara di bere bevan­de alcoliche.

Percentuale che au­menta nella fascia dei età tra i 14 e i 19 anni: beve il 55 per cento, si ubriaca il 24 per cento. Sapete qual è la prima causa di morte per i giovani fino a 29 anni? L’alcol alla guida. La prestigiosa rivista medica The Lancet annuncia un incremento del consumo globale prò capite di bevande alcoliche del 18 per cento nel 2030, prati­camente berrà il 50 per cento della popolazione.

«NON SI TRASMETTE LA MODERAZIONE»

L’analisi di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol, punta il dito contro «l’incapacità da parte delle generazioni dei ba­by boomers, che ora hanno dei figli, di trasmettere un modello di moderazione che loro stessi non hanno avuto.

I quarantenni di oggi hanno avuto gli stessi problemi del “bere per ubriacarsi” e del consumo a rischio, per cui il tra­sferimento del sano modello di moderazione mediterraneo è di­ventato alquanto difficile».

Anco­ra: «Le pressioni mediatiche e gli investimenti pubblicitari, uniti alla sponsorizzazione di eventi culturali e mediatici hanno tra­sformato l’alcol in un valore. Pur­troppo mancano gli anticorpi so­ciali che possono consentire di contrastare la mala movida».

Un vuoto che vanifica le campagne di prevenzione, le iniziative volte ad arginare il fenomeno, gli appelli alla responsabilizzazione: troppo spesso i pullman messi a dispo­sizione gratuitamente per rag­giungere le discoteche viaggiano desolatamente vuoti. Così un bic­chiere tira l’altro. Anche in Pu­glia.

Dove l’ultima frontiera dello sballo per gli adolescenti – annun­ciano preoccupati gli esperti – è l’accoppiata alcol- psicofarmaci che sta sostituendo il binomio al­col-sostanze stupefacenti, coca e cannabis su tutte: lo spritz accompagnato dall’assunzione da Minias, Tavor o Xanax, farmaci di­sponibili in molte case. L’eccesso incontrollato è diventato un vero e proprio stile di vita. Anche da noi si comincia a bere appena do­po gli undici anni, nelle prime pizze con gli amici. Poi l’abitu­dine e l’assuefazione fanno il re­sto.

IL MAL DI BERE DILAGA

Il mal di bere, insomma, si estende a macchia d’olio. Con un bicchiere in mano ci si sente meno fragili, accettati più facilmente dal bran­co al cui interno l’uso dell’alcol rappresenta un distintivo, una specie di valore aggiunto sociale.

I giovani a rischio non sono ra­gazzi problematici, ma normali adolescenti che non percepiscono rischi e pericoli. Lo «stappo» per festeggiare un compleanno è l’an­ticamera degli «shottini», i mi­nidrink alcolici serviti in bicchie­ri piccolissimi da buttare giù tut­to d’un fiato, spesso a digiuno. Poi gli “happy hour”, la birra, l’ama­ro, il «bevo tour». Nelle famiglie è più facile far finta di non sapere. Anche perché da qualcuno i soldi per entrare in un privò e consumare superalcolici devono pur arrivare.

Spesso sono proprio mamma e papà i finanziatori del­lo sballo del sabato sera, pronti a dare agli altri la colpa delle de­bolezze dei propri figli e a de­legare ad altri (dallo Stato alle forze dell’ordine) il controllo de­gli eccessi.

Gli ultimi dati del mi­nistero della Salute disponibili sugli accessi al pronto soccorso con diagnosi totalmente attribui­bili all’alcol, risalgono al 2017. Raccontano una realtà forse poco conosciuta: in Puglia 77 uomini e 66 donne sotto i 17 anni si sono rivolti ai medici.

Nella fascia dai 18 ai 44 anni c’è un balzo in avanti che lascia attoniti: 584 maschi e 186 femmine, l’84,75 per cento di chi si rivolge al pronto soccorso lo fa per problemi legati all’alcol.

 
LE TESTIMONIANZE CHOC DEI MEDICI

I casi raccontati dai medici sembrano incredibili, co­me quello dell’eyeballing, gocce, per lo più di vodka, installate ne­gli occhi per raggiungere prima l’ebbrezza dello sballo, con effetti collaterali disastrosi.

Oppure l’Alcover, un farmaco sommini­strato agli alcolisti perché riduce il bisogno di continuare a bere che ha un potere sedativo e causa amnesie se viene accompagnato da superalcolici, tanto da essere ribattezzato la «droga dello stu­pro».

Senza dimenticare l’ecstasy liquida, incolore e insapore, cau­sa di rilassamento e aumento del desiderio sessuale se sciolta nei drink: due mesi fa proprio a Bari la Polizia ha sequestrato 5 mila dosi da mettere sul mercato della movida, arrivate dall’Olanda in quattro bottiglie di finta birra. L’analisi dell’Istat sulla nostra regione è impietosa: «La preva­lenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica è pari all’81,2 per cento tra gli uomini e 52,3 per cento tra le donne e per i primi il valore risulta superiore a quello medio italiano (siamo al quinto posto dietro Valle d’Ao­sta, Marche, Umbria e Friuli Ve­nezia Giulia nda).

Per gli uomini si registrano valori superiori al­la media italiana della prevalen­za dei consumatori di birra e di amari, mentre per le donne si rileva un valore inferiore alla media della prevalenza delle con­sumatrici di vino». Poi c’è il ca­pitolo delle cosiddette stragi del sabato sera.

LE SANZIONI IN PUGLIA

Nei fine settimana (da mezza­notte alle 6 di sabato e domenica), la Polizia stradale nella nostra regione ha impiegato nei 271 posti di controllo 397 pattuglie, rilevano l5 incidenti. I conducenti con­trollati con etilometro e precur­sore sono stati 5.439, il 3,8% dei quali (206, di cui 186 uomini e 20 donne) è risultato positivo al test di verifica alcolemico.

Le perso­ne denunciate per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono state 33, mentre i veicoli se­questrati in totale sono stati 28. I controlli eseguiti con etilometri, alcool testedrug sono stati 2.593, di cui l24 sanzionati per guida in stato di ebbrezza alco­lica e 36 denunciati per guida sot­to l’effetto di sostanze stupefa­centi. A questi dati vanno ag­giunti quelli dei Carabinieri e delle Polizie locali.

Gaetano Campione

gazzettamezzogiorno