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28 Gennaio/ SPIGHE VUOTE E COLME

I sapienti sono come spighe di grano: finché sono vuote si alzano diritte e fiere; ma appena sono colme di chicchi, cominciano ad abbassare la testa.

MICHEL DE MONTAIGNE

Alle prime ore del 7 marzo 1274 Tommaso d’Aquino, appena cin­quantenne, moriva nell’abbazia cistercense di Fossanova nel Lazio. Poiché questa data cade nel periodo quaresimale quando non si fan­no memorie di santi, la celebrazione liturgica di questo grande santo e pensatore è stata collocata nell’odierna giornata.

A Tommaso riser­viamo, allora, questo pensiero tratto dai Saggi dello scrittore morali­sta francese del Cinquecento Michel de Montaigne. L’immagine adottata è molto efficace ed è desunta dalla campagna, attraverso uno sguardo veloce e immediato. Le spighe vuote e leggere si leva­no in alto, ondeggiano festose sopra la distesa delle spighe colme di chicchi che invece si piegano e si nascondono.

La parabola è limpida: chi continua a segnalarsi, a stare sulla cresta dell’onda, ad amare la visibilità, il primo piano, la notorietà è spesso fatuo e vacuo. Basti solo pensare ai personaggi televisivi, quei «famo­si» che svettano dappertutto ma che per fortuna sono destinati a essic­carsi ben presto senza lasciare traccia.

Il sapiente ama la riflessione pa­cata, la quiete, il silenzio e l’umile nascondimento, convinto corri’è che il seme della saggezza è destinato a durare attraverso la sua fecondità, generando dopo di sé altra vita. Ai nostri giorni, ritmati dalla legge dell’apparire, questo atteggiamento di serietà può essere anche per­dente. Ma è la storia a esaltarlo ed è la coscienza a giustificarlo. Canta­va il poeta Eliot nei suoi Quattro quartetti: «L’unica saggezza che pos­siamo sperare di acquistare / è la saggezza dell’umiltà».

Gianfranco Ravasi