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6 Febbraio/ NON CHIEDERE NULLA

Tempo è di ritornare poveri / per ritrovare il sapore del pane, / per reggere alla luce del sole/per varcare sereni la notte /e cantare la sete della cerva. / E la gente, l’umile gente / abbia ancora chi l’ascolta, / e trovino udienza le preghiere. / E non chiedere nulla.

DAVID M. TUROLDO

È significativo che, a distanza di anni dalla sua morte, avvenuta il 6 febbraio 1992, gli scritti di padre David M. Turoldo, poeta e religio­so dei Servi di Maria, continuino a essere ristampati e letti. Da quel piccolo mare di testi abbiamo voluto estrarre alcuni versi emblema­tici del suo stile e del suo pensiero. Facile è intuire in queste righe il brillio di due realtà che s’intrecciano tra loro e che spesso sono igno­rate, anzi temute e fin sbeffeggiate nella società contemporanea: la povertà e la semplicità.

Il benessere, il consumo, il godimento frenetico sono il vessillo impiantato nelle coscienze dalla comunicazione di massa. La ricerca delle realtà più sofisticate, artificiose, costose domina la vita renden­dola ansiosa e tesa. Non si apprezza più il valore del distacco, non si assapora più la spontaneità delle cose modeste, non si è più pronti a sostare «sereni la notte», non c’è più spazio per pregare, riflettere, ta­cere. Vorrei, però, soprattutto sottolineare l’ultimo verso, quel «non chiedere nulla».

Noi ora siamo diventati sempre più pretenziosi, esi­genti, insoddisfatti. Reclamiamo dagli altri quelli che riteniamo no­stri diritti esclusivi, divenendo aggressivi e irosi. Avremmo, invece, bisogno di ritrovare la pacata capacità di gustare ciò che ci è donato, a partire dalla vita stessa. Scegliere la semplicità e l’essenzialità è il segnale della vera grandezza d’animo.

Gianfranco Ravasi