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10 Marzo/ AMICI E NEMICI

Se è vero che in ogni amico v’è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora?

GIOVANNI PAPINI

Uomo dal carattere spinoso e fin selvatico, Giovanni Papini (1881- 1956) ci ha, però, lasciato questa acuta osservazione ottimistica in un breve saggio intitolato emblematicamente Amici e nemici. Tutti con l’a­micizia abbiamo avuto esperienze belle e intense ma anche delusioni amare. Basti solo un esempio proposto da quella malalingua che era lo scrittore americano Mark Twain: «Ci vogliono il tuo nemico e il tuo amico insieme per colpirti al cuore: il primo per calunniarti, il secondo per venirtelo a dire». Per questo l’antica sapienza suggeriva di «tratta­re il tuo amico come se potesse diventare un nemico» (così il latino Publilio Siro del I secolo a.C.).

Ma c’è anche il rovescio della medaglia, destinato a pareggiare e a cancellare la corsa al sospetto. È ciò che propone Papini invitandoci a guardare più in profondità colui che consideriamo come un nemi­co. Tante volte ci siamo, infatti, accorti che dietro le parvenze dell’o­stilità si celava in realtà un germe di interesse e persino di benevo­lenza che non aveva fino a quel momento trovato un modo per svelarsi.

È per questo che è necessario avere il coraggio di parlarsi, di ascoltarsi, di confrontarsi: per questa via certe inimicizie ben con­solidate e fin granitiche forse inizierebbero a sgretolarsi e quella pic­cola fonte di amicizia che pure albergava nel nemico sprizzerebbe in superficie e farebbe fiorire il deserto della comunicazione e della re­lazione. D’altronde, l’unico modo per avere un amico è sempre quel­lo di essere suo amico.

Gianfranco Ravasi