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Il contagio corre sul Gargano. In Provincia di Foggia un terzo dei nuovi casi, l’incidenza resta sempre alta.

La buona notizia è una bassa percentuale di casi positivi rispetto al numero di tamponi effettuati e – soprattutto – lo svuotamento delle terapie intensive. Quel­la meno incoraggiante è che in Puglia il contagio continua a crescere. E lo fa soprattutto sul Gargano, che è l’area su cui fin dall’inizio dell’emergenza si concentravano le preoccupazioni della Regione per via di un approccio all’emergenza che all’inizio potrebbe aver sottovalutato la gravità della situazione..

1108 nuovi positivi di ieri secondo la task force pugliese sono effetto di «fluttuazione statistica», nel senso che sono in realtà riferibili anche ai tamponi effettuati nei giorni precedenti. A essere fuori scala, insomma, erano i 38 contagi di lunedì e i 55 di martedì (che riportavano zero casi nella Bat), anche se la media mobile (il numero medio di casi giornalieri calcolato sulla settimana precedente) è in discesa costante dal 10 aprile e si aggira adesso sugli 80 casi.

I totali, dice però chi sta seguendo da vicino l’evolversi dell’emergenza, vedono la provincia di Foggia a quota 933 casi, appena 200 in meno della provincia di Bari: ma mentre il Barese ha un milione e 200mila abitanti, il Foggiano ne ha poco più della metà. La gran parte dei positivi è concentrata sul Gargano, con San Giovanni Rotondo (città in cui c’è uno degli ospedali della rete Covid) che ha più casi e più decessi rispetto al capoluogo Foggia e a Lucerà messe insieme. Ma ci sono anche San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Monte S. An­gelo e pure Manfredonia.

Picchi di contagi si registrano anche tra San Severo e Torremag­giore e, più in là, nella piccola Bovino. «Il fenomeno è sotto osservazione e stiamo adottando una serie di misure di contenimento», dice Vitangelo Dattoli, direttore generale dei Riuniti di Foggia che il governatore Michele Emiliano ha nominato nei fatti «commissario» in provincia per l’emergenza covidi9. Per usare lo strumento della media mobile settimanale, a ieri quella pugliese è di 78 casi al giorno: di questi, poco meno di un terzo (25) sono riferibili alla provincia di Foggia in cui però vive circa un sesto della popolazione pugliese. L’incidenza territoriale del covid, dunque, è circa doppia, e aumenta in maniera ancora maggiore sul Gargano.

Qui ci sono stati ad esem­pio il caso del funerale di S. Marco in Lamis e poi il focolaio ospedaliero di San Giovanni Rotondo (finora il più grave registrato in Puglia). Le autorità sanitarie hanno provato a correre ai ripari, ma per quanto non drammatica la situazione finora non ha fatto registrare la stessa discesa intrapresa, per esempio, dal Salento.

Complessivamente, comunque, il dato più incorag­giante a livello regionale riguarda i ricoveri in terapia intensiva che sono fermi a quota 65, meno di un terzo rispetto alla capacità normale del sistema sanitario pu­gliese.

Questo vuol dire che i reparti «straordinari», a partire da Asclepios del Policlinico di Bari, sono vuoti o quasi: è il motivo per cui la Regione sta pensando di poter riattivare dopo il 4 maggio una buona parte dell’attività ordinaria. Pochi casi in terapia intensiva significa che mediamente l’incidenza della malattia non è grave, anche perché si riesce a intervenire in una fase precoce e dunque le cure hanno un decorso migliore.