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La Ripartenza/ L’apocalisse di villaggi turistici e campeggi che in Puglia rischiano di perdere 707 milioni. Manzionna: “potremmo aprire prima degli altri, abbiamo gli spazi necessari”.

Il dato ufficiale è quello di Pugliapromozione, 123 campeggi e 80 residence e villaggi turistici di cui 16 a 4 stelle. Nel­l’area garganica la maggior concentrazio­ne di strutture, quanto agli addetti il settore conta qualcosa come circa 5mila lavorato­ri. Cifra sottostimata poiché c’è da aggiun­gere l’indotto generato dalla presenza di campeggi e villaggi turistici.

E dunque di ri­storanti, bar, pasticcerie, imprese artigia­nali a conduzione familiare che gestiscono i servizi interni. Senza considerare quanto accade in Comuni come Peschici o Vieste. In quest’ultima località sono presenti tre centri commerciali rispetto a una popola­zione di circa 14 mila residenti ma che nel­la stagione estiva crescono in modo espo­nenziale. Le aziende dell’open air in Puglia sono 215 con oltre 102mila 400 posti letto al giorno e oltre 2milioni e 600mila presen­ze ogni anno.

Al centro del sistema la Faita Puglia Federcamping, associazione di settore che rappresenta l’intera filiera delle strutture turistico-ricettive dell’aria aperta, il cosiddet­to turismo en-plein air. Il coronavirus ha sconvolto e compromesso una stagione turistica in procinto di essere avviata con i ponti primaverili.

“Abbiamo atteso speran­zosi e fiduciosi il nuovo decreto, certi di tro­vare alcune risposte chiare ai dubbi e alle preoccupazioni degli ultimi due mesi ri­guardo alle sorti delle nostre aziende e del­le decine di migliaia di addetti del nostro settore che, insieme a noi, vedono vanifi­cati i sacrifici di una vita”. A parlare al quo­tidiano l’Attacco è Luigi Manzionna, pre­sidente della Faita Puglia.

“Purtroppo – sottolinea Manzionna – non siamo considera­ti a livello nazionale. Se andiamo a vedere tutti i dpcm, i nostri codici attività non li con­sidera nessuno. A livello regionale abbia­mo sensibilizzato il presidente Emiliano che ci ha ascoltati. E’ del 20 aprile scorso l’ordinanza che ci consente di avviare le at­tività di manutenzione delle strutture, dal verde alla messa in sicurezza degli impianti di distribuzione, la manutenzione delle ca­bine elettriche e i sistemi antincendio. Vieste è stata fortunata perché il sindaco ave­va già emesso delle delibere in tale senso”.

A livello nazionale sembra che il quadro sia ancora molto confuso nonostante le co­municazioni inviate al presidente Conte. “C’è qualcosa che non funziona – ammet­te Manzionna – in Italia se il 13 per cento del prodotto interno lordo è fatto di turismo. Noi rivendichiamo, c’è il turismo fatto dagli alberghi ma non è l’unico. Non sappiamo al momento su quando poter aprire e come poter aprire. Avevo delle prenotazioni per la Pentecoste però non so cosa devo fare delle altre prenotazioni di giugno. Se entro il 4 o 5 maggio non avremo indicazioni più precise e una data certa saremo costretti noi ad annullare tutto”.

“Noi – osserva Manzionna – potremmo aprire prima degli altri, abbiamo gli spazi necessari nei campeggi è la cosa più sem­plice del mondo perché ci sono spazi mol­to ampi. Le piazzuole dei camping posso­no essere organizzate nel miglior modo possibile pur di garantire il distanziamento. Nei market annessi ai villaggi si possono seguire le stesse procedure previste per l’accesso.

Tecnicamente siamo quelli che possono aprire prima degli altri ma non ab­biamo alcun riconoscimento a livello na­zionale. Per il settore del Turismo non esi­ste ancora un piano di ripartenza, sostegno e liquidità per rimettere in moto la filiera. Na­vighiamo a vista sia per quanto riguarda le prescrizioni sanitarie che per le tempisti­che relative agli spostamenti e alla possi­bilità di accogliere i turisti dalle altre regio­ni nella oramai imminente stagione estiva.

In questo scenario di incertezza impossibi­le assumere dipendenti, stiamo restituen­do tutte le caparre per le prenotazioni di maggio e giugno. Nella mia struttura di Vie­ste ho perso due mesi di lavoro, tutta la componente estera ha disdetto, parlo di tu­risti inglesi, tedeschi e olandesi, ma anche gli italiani che solitamente si affacciano tra maggio e giugno hanno disdetto. Prenota­zioni dunque tutte cancellate fino al 30 giugno.

Paradossalmente si parla di Bonus Va­canza Italia ma non esiste una program­mazione in tal senso che consenta agli operatori della filiera di mettere in campo azioni mirate di promozione, offerte, inve­stimenti per provare ad affrontare e salva­re una stagione di fatto compromessa. Un settore che conta migliaia di dipendenti e che genera centinaia di milioni di euro di fatturato ha bisogno di risposte immediate.

Il segmento che accusa il colpo maggiore è la ricettività alberghiera ed extraalber­ghiera con un crollo del giro d’affari di 13 mi­liardi nella prima meta del 2020, da 17 a 4 miliardi di euro. Solo in Puglia per l’intero anno si stima un crollo del fatturato di me­no 707 milioni di euro. Uno scenario apo­calittico.

Nonostante le caratteristiche am­bientali e strutturali di queste imprese e del tipo di offerta “OPEN AIR” (offrono OSPI­TALITÀ’ ALL’APERTO in AMPI SPAZI ai turisti provvisti di mezzo proprio di pernot­tamento ossia Tende, Caravan e Camper oppure nelle unita abitative fisse e mobili messe a disposizione dai gestori a coloro che ne sono sprovvisti) che meglio di ogni altra tipologia ricettiva favorisce il rispetto delle basilari regole di contrasto alla diffu­sione del Coronavirus, i relativi codici ATE- CO (55.30.00 e 55.20.10) risultano essere ancora sospesi a data indefinita, non si fa alcun cenno ad ipotetiche riaperture né fi­no al primo giugno e né dopo.

E, parados­salmente, nonostante la classe di rischio attribuita dalla task force governativa sia classificata a basso livello di rischio a diffe­renza delle strutture alberghiere che, di fat­to, non sono mai state sospese in quanto dal 22 marzo sono indicate tra le attività consentite. Tutto ciò genera un forte sen­so di smarrimento.

Costretti a mantenere in moto una macchina “chiusa in garage” con il freno a mano tirato in su che continua a consumare carburante per pagare le uten­ze, gli stipendi, gli affitti, i costi per la ma­nutenzione del verde e degli impianti e che nella maggior parte dei casi é già rimasta a secco.

A questo si aggiungono le spese che biso­gnerà sostenere permettere in “sicurezza” le aziende e per applicare i protocolli di sanificazione, distanziamento, controllo, per la fornitura di Dpi per il personale e la for­mazione sulle nuove norme; e ancora, oc­corre mettere in conto la perdita per l’eventuale abbattimento della capienza o della capacita ricettiva in virtù delle distanze al­largate e del distanziamento sociale.

Onofrio D’Alesio

l’attacco