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Vieste apre subito gli ombrelloni. L’ass. al Turismo Falcone: “Abbiamo spazio, siamo pronti”.

Sarà un’estate strana. Dubbi e incertezze, ma an­che speranza e voglia di lan­ciare messaggi positivi. È per questo che Vieste, una delle capitali italiane del turismo, preme per ripartire. In sicu­rezza, forte di un Dna fatto di mari e monti, di paesaggi straordinari e praticamente infiniti. Si punta forte sul concetto di spazi extralarge. Godibilità in serenità. E no­nostante le preoccupazioni siano enormi, la voglia di su­perare gli ostacoli è anche maggiore. Rossella Falcone, assessore al Turismo e vice- sindaco di Vieste ha un pro­getto ben definito per il ri­lancio della zona.

Come si fa a ripartire sen­za l’indicazione di una chiara ripartenza?

«Dobbiamo andare oltre la sensazione di disorienta­mento. Non avere una data di inizio può generare insicu­rezza, ma serve avere il corag­gio di guardare oltre. I risto­ratori, i bar, le attività ricetti­ve ce la stanno mettendo e ce la metteranno tutta. Si cerca di far prevalere l’ottimismo. Magari inizieremo più tardi del solito, ma inizieremo».

Come state rassicurando gli operatori?

«Non li stiamo lasciando soli. Lavoriamo di squadra e li sosteniamo. Abbiamo an­che distribuito un kit di co­municazione a ogni attività commerciale, veicolando il brand “Vieste. Tutto lo spazio di cui hai bisogno”. L’obietti­vo è rendere virale il messag­gio. Oltre il 95% della nostra economia si fonda sul com­parto turistico. Vieste è me­ravigliosa e tutti devono sen­tirsi coinvolti».

Qual è la speranza princi­pale?

«Ci auguriamo che quanto prima ci venga fornita una data per consentire di ap­procciarsi alla stagione. Il comparto turistico stagiona­rle non è come una fabbrica. Per aprire deve prepararsi, predisporre le manutenzioni necessarie. Avere una pro­spettiva anche di medio peri­odo è importantissimo».

Che tipo di flusso turistico vi aspettate?

«Auspichiamo la possibili­tà di un turismo non dico estero, ma almeno nazionale, anche perché la maggioranza dei visitatori storicamente arriva da fuori regione».

Da dove in particolare?

«La maggior parte dei turi­sti arriva dalla Lombardia, seguita da Lazio e Campa­nia».

Avete avuto finora delle ri­chieste di vacanza?

«La voglia di andare in va­canza c’è. Le persone ci stan­no chiamando, negli ultimi giorni sono diventate fre­quenti le telefonate. E sta ac­cadendo qualcosa di molto strano».

Quindi c’è ottimismo?

«Ci sono persone che vor­rebbero raggiungerci ma ci chiedono se siamo pronti ad accoglierli perché è stata fat­ta una campagna contro chi viene dal nord. Molti addirit­tura ci domandano se li vo­gliamo. Noi li rassicuriamo e rassicuriamo: Vieste vive di accoglienza e turismo. Siamo pronti a far sentire chiunque a casa, con le dovute cautele e prescrizioni».

In quanti arriveranno nel Gargano?

«Secondo recenti statistiche si presume di arrivare al 20-25% dei turisti della scor­sa estate, che sono stati circa 2 milioni. Se andrà bene, par­liamo del 30%. Stiamo taran­do tutto e vogliamo lanciare i messaggi giusti».

Come chiedete di riparti­re?

«Noi chiediamo cose chia­re. Una di queste è che, quan­do si aprirà, non ci si chieda di trasformare una struttura ricettiva in un ospedale. Ognuno deve fare il suo. Si auspicano linee guida appli­cabili, realizzabili, senza ec­cessive restrizioni e costi».

Come vi state muovendo sul fronte promozionale?

«Abbiamo una fortuna ge­ografica: un luogo che asso­cia godibilità e grande sicu­rezza. Vantiamo spazi enor­mi, con 40 chilometri di co­ste, un’alternanza unica di ampie spiagge e calette, un vasto entroterra, la foresta umbra. Chi ci sceglie, sa che non dovrà temere di pestarsi i piedi, ma che piuttosto ha lo spazio per fare tutto ciò che vuole: mare, trekking, pas­seggiate, relax».

E per questo che state lan­ciando l’hashtag #ViesteXXL?

«Secondo le previsioni, so­lo il 20% della popolazione avrò la possibilità di partire in vacanza. E avrà bisogno di certezze, di luoghi che diano percezione di sicurezza, non troppo affollati, comodi. Vie­ste offre lo spazio di cui si ha bisogno per godersi la bel­lezza dei luoghi».

 

Pasquale Caputi

corrieremezzogiorno