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MONTE S. ANGELO/ E’ ORA DI PENSARE AD UN MARCHIO PER LA PRODUZIONE DELL’OLIO D’OLIVA

Ottobre-novembre, mesi delle olive e dell’olio. In questi mesi dell’anno maturano tanti frutti fra cui uva spi­na, castagne, melagrana e via discorrendo, ma fra tutti le olive sono le regine, non foss’altro per quel meraviglioso nettare che producono, de­lizia del palato e toccasana del corpo, vale a dire l’olio. La sua presenza si annuncia con un pro­fumo intenso che si insinua gagliardo nelle narici, emanato dalle olive rimaste schiacciate sul suolo mentre si coglievano dagli alberi o appena frante dalle macine dei trappeti che rilasciano quel portentoso olio extravergine di oliva, l’oro vede dell’agricoltura.

E’ un’atmosfera ottobrina tutta particolare, speciale, che si può sperimentare attraversando la piana di Macchia rigogliosa di argentei uli­veti, che si estende placida tra le falde del Gar­gano che la proteggono dai freddi del nord e il mare del golfo di Manfredonia che le dona quel tepore che le assicurano un clima temperato. Una piana sempreverde, un tappetto compatto di ulivi andatisi sviluppando nel corso dei se­coli. Una oasi paesaggistica stupefacente ma anche una straordinaria ricchezza economica.

Quei milleottocento e passa di ettari di uliveti sono in grado di produrre, nelle stagioni nor­mali, anche 50/60 quintali di olive per ettaro dai quali i sei frantoi funzionanti ricavano anche oltre i 15 chili di olio extravergine della spe­cialità olive oliarole garganiche. Una produ­zione considerevole dal valore altrettanto con­siderevole ma certamente al di sotto di quello che si potrebbe realizzare con una politica eco­nomica più razionale che massimizzi le poten­zialità di quella piana. Quelle centinaia di ettari di oliveti sono infatti suddivise in decine e de­cine di appezzamenti con un numero infinito di proprietari, molti anche di piccole dimensioni inferiori ad un ettaro. Ognuno pensa per sé. La dispersone di valore e dunque di ricchezza com­plessiva è enorme. La prospettiva indicata è quella di ima grande azienda che riunisca tutte le singole produzioni con un unico marchio che esalti la tipicità del prodotto da promuovere non solo sui mercati nazionali alla stregua di altre realtà analoghe che hanno fatto fortuna. Po­trebbe essere il Comune di Monte Sant’Angelo del quale Macchia fa parte, a prendere l’iniziativa.

Ma non solo uliveti e olio, la piana di Macchia si presta ad interessanti prospettive turistiche valorizzando, ad esempio, il fronte mare. Non mancano in tal senso inizia­tive che però, contrariamen­te a quanto concesso per “Baia del Monaco”, non vengono opportuna­mente sostenute. E se poi il Comune di Monte volesse veramente imprimere un colpo d’ala alle attese turistiche, potrebbe riprendere qui magnifico progetto della funicolare aerea Macchia-Monte Sant’Angelo che da sola basterebbe a dare impulso turistico e economico ad un’area oggi ansimante.

Una serie di iniziative sostenibili che da una pari consoliderebbero le caratteristiche ambientali dei luoghi, dall’altra darebbero una decisa svolta economica ad un’area definita di crisi, conseguenziali opportunità occupazionali per territorio.

Michele Apollonio