C’è quasi certamente un errore nel procedimento che ha portato la Commissione elettorale centrale a suddividere i seggi del Pd. Due dei ricorsi elettorali presentati al Tar di Bari, quelli di Sergio Blasi e di Teresa Cicolglla, vertono proprio su questo: chiedono ai giudici amministrativi di essere proclamati in Consiglio regionale al postò di Ruggiero Mennea e Michele Mazzarano.
All’udienza di giovedì 14 sarà presente anche il Pd di Lecce, che si è costituito a favore di Blasi e – dunque – contro due colleghi di partito. La scelta è politicamente delicata perché, ad esempio, prima di Natale anche il gruppo regionale Pd ha ipotizzato di costituirsi in giudizio per resistere al ricorso del collega di partito Domenico De Santis (chiede di rivedere il premio di maggioranza, e dunque farebbe perdere due seggi al Pd), ma alla fine – anche per via di interventi esterni – non se ne è fatto nulla.
Il Pd di Lecce è invece andato avanti per la sua strada e, con l’avvocato Marco Francesco Errico, si è schierato al fianco di Blasi e chiede che il Tar gli restituisca il secondo seggio che spetta al partito provinciale. La costituzione ad adinvandum è una scelta giuridica, ma il risultato politico è una guerra tra pezzi del Pd.
Nel merito, il tema – che Blasi aveva già sollevato con una memoria alla Commissione elettorale centrale – riguarda la suddivisione dei 15 seggi assegnati al Pd: 3 a Bari, Bat e Taranto e due alle altre province. Dei 50 seggi del Consiglio, i primi 23 si ripartiscono con un sistema proporzionale e gli altri con un meccanismo maggioritario, il «premio», che viene suddiviso tra le province «seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati espressi in percentuale del relativo quoziente elettorale circoscrizionale (…) iniziando dalla prima circoscrizione alla quale non è stato ancora attribuito il seggio». Nella parte proporzionale il PD ha ottenuto 6 seggi, l’ultimo dei quali è andato a Taranto. La graduatoria decrescente dei resti (sono i voti che nella parte proporzionale non hanno dato luogo all’assegnazione di seggi) per il Pd è Bat-Taranto-Brindisi-Foggia-Lecce-Bari. La prima circoscrizione (provincia) che non ha ottenuto seggio è dunque Brindisi, i seggi da assegnare sono 9 e dunque la sequenza di assegnazione è Brindisi-Foggia-Lecce-Bari-Bat-Taranto-Brindisi-Foggia-Lecce. La Corte d’appello è invece partita da Brindisi e poi ha ricominciato dalla prima circoscrizione in graduatoria: dunque Bat-Taranto-Brindisi-Foggia-Lecce-Bari-Bat-Taranto.
La differenza è sostanziale, perché con il procedimento che sembra corretto si ottengono 3 seggi a Bari, Foggia e Lecce e due alle altre circoscrizioni: dunque resterebbero fuori Ruggiero Mennea (terzo nella Bat) e Michele Mazzarano (terzo a Taranto), dentro Blasi e Cicolella (terza a Foggia). Nella sua costituzione il Pd di Lecce non attacca i due avversari, ma parla di un «errore» di «portata macroscopica» che ha portato a proclamare eletti «erroneamente» Mennea e Mazzarano.
Giovedì 14 il Tar si pronuncerà su sette ricorsi. Quelli più delicati (De Palma, Scalerà e De Santis) riguardano il premio di maggioranza (27 o 29 seggi al centrosinistra) e vedono in campo «per la governabilità» anche la stessa Regione: se li dovesse ritenere fondati, il collegio potrebbe nominare un consulente per far rifare i calcoli. Il procedimento potrebbe non essere immediato. I ricorsi (Blasi e Cicolella) sulla ripartizione dei seggi potrebbero invece essere decisi più rapidamente.
Massimo Scagliarini
gazzettamezzogiorno