La percentuale si calcola come rapporto tra i voti di lista e il totale dei voti ottenuti da tutti i candidati a presidente della Regione. Questo dice la legge elettorale pugliese. Ed è per questo che il Tar di Bari ha ritenuto in parte infondato e in parte inammissibile il ricorso presentato da Italia in Comune, che per superare lo sbarramento del 4% chiedevano ai giudici amministrativi di disapplicare la norma: la pretesa di rilettura «costituzionalmente orientata», hanno scritto i giudici amministrativi, «finisce per condurre a ima soluzione ermeneutica in contrasto frontale con la lettera della legge elettorale pugliese». In altre parole: è pura fantascienza.
Ieri il Tar ha pubblicato le motivazioni con cui, già la scorsa settimana ha respinto sia il ricorso di Italia in Comune sia quello di Senso Civico. Le questioni erano del resto molto simili tra loro. Tutto nasce dal fatto che all’indomani delle elezioni del 20 e 21 settembre il sito Eligendo (gestito dal ministero dell’Interno, senza valore ufficiale) aveva indicato per Senso Civico ima percentuale del 4,16% che avrebbe fatto scattare tre seggi, ma in realtà – si è poi visto dai calcoli ufficiali della Corte d’appello – la percentuale corretta è del 3,76 %. Questo perché il sito del ministero ha utilizzato come denominatore non i voti totali dei presidenti (cioè il numero di persone che si sono recate alle urne) bensì i soli voti di lista validi: e infatti la lista (primo firmatario Ernesto Abaterusso) chiedeva di eliminare dal calcolo i voti di chi ha messo la crocetta
sul solo candidato governatore. Ma non è quello che prevede la legge.
I 64.816 voti di Italia in Comune e i 69.699 di Senso Civico, dunque, fermano l’asticella al di sotto del minimo previsto per entrare in Consiglio regionale. I primi (Francesco Crudele, Paolo Pellegrino, Rosario Cusmai e Piero Bitetti per il movimento guidato da Michele Abbaticchio) chiedevano poi la «restituzione» di 474 voti erroneamente non conteggiati. Ma – ha stabilito ieri il Tar (Terza sezione, estensore Serlenga, presidente Ciliberti) – nemmeno quelli sarebbero serviti a superare la fatidica soglia, per cui sul punto il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Ma – come detto – è altamente probabile che le motivazioni a supporto del rigetto del ricorso di Senso Civico siano molto simili.
La partita dei ricorsi elettorali si sposta dunque sulle questioni più importanti, cioè sul premio di maggioranza (27 oppure 29 seggi al centrosinistra) e sul «trattamento» dei voti delle liste sotto il 4% (se cioè debbano essere inserite o meno nel totale dei voti di coalizione). Se ne discuterà a marzo alla presenza, ordinata dal Tar, di tutti gli attuali eletti (compreso eventualmente il presidente Michele Emiliano) proprio perché le decisioni potrebbero impattare profondamente sulla composizione del Consiglio regionale. A maggio (ma molto dipende da quello che verrà deciso due mesi prima) si discuterà invece del probabile errore commesso dalla Corte d’appello nell’attribuzione dei seggi del Fd, mentre a luglio i giudici amministrativi dovranno esaminare il riconteggio disposto per i voti di Con a Brindisi e per quelli della Lega a Lecce.
[m.sc.]
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