Il personale della Capitaneria di porto non era titolato a svolgere attività di polizia giudiziaria. Per questo il gup di Foggia, Antonio Sicuranza, ha disposto il non luogo a procedere per l’inchiesta su presunti favoritismi a proprietari di barche da diporto e pescherecci che nel 2019 aveva portato agli arresti domiciliari due militari dello stesso corpo e la sospensione dal servizio per 12 mesi di altri due.
Il gup ha accolto l’eccezione di inutilizzabilità degli atti di indagine presentata da tutte le difese (avvocati Antonio Di Pillo, Matteo Murgo, Antonio Vergura, Daniela Faggiano, Carmelo Caputo, Nazareno Scalzo, Antonio La Scala, Michele Cianci, Gianluca Ursitti, Tommaso Rinaldi, Pietro Barbaro, Vincenzo Muscatiello, Michele Gentile, Andrea Petito, Michele Laforgia, Giovanni Orfino, Vincenzo Ronchi, Matteo Troiano Troiano): non sarebbero state rispettate le disposizioni del codice di procedura penale e del codice della navigazione. L’inchiesta, denominata «Nettuno» e condotta dal pm Marco Gambardella, riguardava le ipotesi di falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio a carico di 23 persone tra militari e privati cittadini. Una tranche dell’indagine riguardava il rilascio dei «bollini blu» che presuppongono il possesso e la regolarità della documentazione di bordo necessaria per la navigazione che sarebbe stato attestato falsamente dal personale della Capitaneria. Altre contestazioni riguardavano presunti sconti sulle multe, come ad esempio il conducente di una barca che non aveva la patente cui venne contestato solo di navigato in acque destinate alla balneazione (160 euro), mentre al comandante di un motopesca cui doveva essere sequestrato il pescato del giorno venne comminata una contravvenzione per una violazione minore. A un ufficiale era contestata la violazione del segreto per aver informato un grossista dell’imminente avvio di controlli a campione sul pescato.