A giugno il recupero degli apprendimenti, a settembre l’accoglienza e nei mesi di luglio e agosto la socializzazione e gli aspetti ricreativi: sono le linee del Piano estivo per la scuola i cui contenuti, ha annunciato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nei giorni scorsi, saranno resi noti a fine mese. «Stiamo mettendo a punto un lavoro con gli enti locali per permettere a tutti, in particolare i più fragili, nelle zone più difficili di fare l’esperienza delle scuole estive». Ma, per ora, il problema non sono i centri estivi in Puglia, semmai la riapertura o meno delle scuole, resa obbligatoria dal Governo anche nelle regioni in zona rossa, a partire dal 7 aprile, dall’asilo nido alla prima media. Con l’eventuale passaggio in zona arancione (che per la Puglia la momento è una probabilità futura, a partire dal 18 aprile) scatterebbe il ritorno in classe anche per le medie e i licei rimasti chiusi.
Come noto, il governatore Emiliano – seppur vincolato dall’assenza di deroghe assegnate alle Regioni – intende ripristinare la libera scelta delle famiglie (tra presenza e «Dad») ma i comitati civici dei genitori, affiancati da studenti e docenti, non intende recedere dalle proteste. Anche ieri, innalzando lo striscione «La dad non è scuola» dinanzi alla Presidenza della Regione, sono tornati a chiedere la riapertura delle scuole anche in zona rossa. Su iniziativa di «Priorità alla Scuola Puglia», «Comitato per il diritto alla salute e all’istruzione», «La Scuola che vogliamo-Scuole Diffuse in Puglia»», «Comitato Genitori Speciali» e «Autism Friendly Altamura», genitori e bambini hanno tenuto sul lungomare di Bari una sorta di «assemblea pedagogica permanente» di chi «sente la scuola come fondante del nostro ordinamento democratico, uno spazio di riconoscimento reciproco tra docenti, studenti e famiglie».
«Le 13 ordinanze regionali – hanno spiegato i manifestanti – hanno messo in crisi il principio di coesione sociale. È importante che anche la Regione Puglia si adegui alle direttive nazionali. Che cosa è stato fatto in Puglia – chiedono – per preservare il diritto all’istruzione di tanti bambini e ragazzi? Perché non si tiene conto del tasso di dispersione scolastica che in Puglia ha raggiunto il 30% ? Davvero crediamo che la didattica a scelta tutela tutti quei minori che appartengono ai contesti più fragili? I nostri ragazzi e ragazze, le nostre bambine e i nostri bambini, da un anno sono cittadini dimenticati dai decisori politici». Inusuale forma di protesta anche a Manfredonia: davanti ai cancelli chiusi di una scuola una docente-mamma ha deciso di collegarsi con i suoi alunni e le sue alunne allestendo ima piccola aula in strada. Banco con pc e una sedia per lei e per sua figlia, entrambe in didattica a distanza.