Entra nel vivo l’estate garganica, ma quanto interesse suscita nei vacanzieri italiani la Montagna del sole? Altre destinazioni della Puglia attirano più curiosità rispetto a un anno fa mentre il Gargano fa passi indietro, stando alla terza indagine quantitativa 2021 sul turismo in Puglia commissionata da Pugliapromozione e realizzata da SWG e CISET a maggio scorso. E’ finalizzata a comprendere preferenze di viaggio, aspettative e timori (in relazione alla pandemia) per la prossima stagione estiva. L’indagine, che ricalca una svolta nel 2020, ha coinvolto circa 1300 maggiorenni residenti in Italia, stratificati per età, sesso, zona di residenza e scolarità e ponderati ai fine di garantire una rappresentatività del campione rispetto alla popolazione nazionale. “Si conferma una tendenza già in atto prima della pandemia: quella di un turismo lento, alla ricerca di piccole realtà poco affollate e ben organizzate, con una fruizione del territorio decisamente non basata sul “mordi e fuggi” e con una predilezione per borghi e centri storici autentici dove poter trovare un momento culturale accanto ad una festa di tradizione, il teatro per strada e il cinema all’aperto, i festival di musica o dedicati ai libri”, commenta l’assessore regionale alla Cultura e al Turismo Massimo Bray.“Il nostro lavoro è far conoscere l’autenticità e la meraviglia che questa terra è in grado di esprimere, particolarmente in questo momento”.
Il Tacco d’Italia si staglia al secondo posto, dopo la Toscana, tra le regioni scelte come destinazione delle vacanze estive. Ma il dato più interessante riguarda le mete preferite in Puglia.
Alla domanda “in quali dei luoghi e zone turistiche della Puglia le piacerebbe andare in vacanza?” il 57% ha risposto Lecce e Salento, il 33% Gargano e Tremiti, il 28% Valle d’Itria e Brindisino, il 22% Costa jonica e Tarantino (+3% rispetto a luglio 2020), il 18% Terra di Bari e Murge (-3%), il 17% Puglia Imperiale (Castel del Monte, Andria, Ruvo, etc., + 8% rispetto a un anno fa), 4% Monti Dauni. Il 33% del Gargano equivale ad un netto calo rispetto a luglio 2020: -7%. Come si spiega? Il Promontorio Sacro detiene ancora diversi assi, a cominciare da Vieste, la regina pugliese delle vacanze sempre prima per arrivi e presenze, nonché per capacità ricettiva. Si dicono finora soddisfatti gli operatori turistici, che in alcuni casi appaiono più che ottimisti rispetto al bilancio finale della stagione.
E allora che analisi può scaturire dall’esito dell’indagine?
Non crede assolutamente al dato riportato da SWG Mariella Nobiletti,albergatrice viestana già presidente della sezione turismo di Confindustria Foggia. “Mi pare ridicolo quel -7%, mi lascia perplessa. Siamo già pieni, le prenotazioni sono andate benissimo sin da subito. Sono convinta che a Vieste e nel Gargano torneremo già nell’estate 2022 ai livelli pre-Covid”, afferma l’imprenditrice.
“E’ chiaro che solo al termine di questa stagione potremo tracciare un bilancio, ma persino nella nefasta stagione 2020 – i cui dati sono stati pubblicati settimane fa da Pugliapromozione- Vieste è rimasta la prima destinazione dell’intera Puglia. I numeri del Gargano sono superiori a quelli del Salento”. Nobiletti, al contempo, invita come il consulente del Comune di Vieste Josep Ejarque a lavorare per i prossimi decenni e sottolinea la “solitudine” della città del Pizzomunno, ancora troppo isolata nel ruolo di locomotiva del comparto turistico della provincia di Foggia.
“Ci dobbiamo portare avanti, dobbiamo pensare al futuro. Non si potrà agire nel momento in cui ci si accorgerà di aver già perso posizioni, sarà troppo tardi probabilmente per farlo. Ci sono tante altre destinazioni che stanno nascendo, la gente cambia meta di vacanze, i nostri clienti stanno invecchiando Non dobbiamo fermarci né lavorare mese per mese, non si può aspettare che i turisti arrivino come se si fosse ancora negli anni ‘80”, sottolinea la viestana. “Tutto il territorio deve lavorare, Vieste tira come sempre la carretta ma è arrivato il momento di pensare a strategie comuni. Oggi bisogna ragionare su come sarà il turismo tra 20 anni, se no cosa lasceremo ai nostri figli? L’economia turistica è il nostro patrimonio più grande. Vieste è un’isola felice ma prima o poi risentiremo di quello che succede attorno a noi. Per questo ci siamo affidati a Ejarque per il Piano strategico, la stessa consapevolezza dovrebbero averla anche gli altri”. La consapevolezza che esser primi per tre mesi estivi è risultato importante ma l’obiettivo deve essere la destagionalizzazione, in modo da creare economia tutto l’anno.
C’è poi da chiedersi che fine abbia fatto il Distretto turistico del Gargano, nato anni fa ma di cui si sono perse le tracce. “Noi abbiamo aderito al Distretto sia come Comune di Vieste che come Consorzio Gargano Mare, unico privato”, sottolinea Nobiletti. “Ma non si è fatto più nulla. Un paio di anni fa il prefetto ripropose la questione del Distretto ma niente”.
PRODOTTO MATURO E LIMITI DELL’OFFERTA. DISTRETTO TURISTICO, SE NE SONO PERSE LETRACCE
L’esistenza di un prodotto turistico oramai maturo e da rinnovare è stata sottolineata dall’esperto catalano di destination marketing Josep Ejarque,consulente del Comune di Vieste e autore del Piano Strategico del Turismo, lo strumento attraverso il quale la città garganica vuole orientare il sistema delle vacanze per i prossimi anni.
“Per la riattivazione nel 2021 e il rilancio negli anni 2022- 2023 Vieste deve reinventarsi, riposizionarsi, riorganizzarsi, seguire la logica del multi-prodotto. Vieste era già una destinazione balneare matura e quando si è a quello stadio se non si fa nulla si decresce, l’unica leva su cui si può contare è il prezzo”, ha affermato Ejarque.
“Non è più possibile aspettare i turisti come in passato, bisogna andarseli a cercare. Lavoreremo su tre strategie: di destinazione turistica, di gestione e di marketing. Dobbiamo migliorare la qualità turistica complessiva, per diventare una destinazione premium e molto più esperienziale. puntare su sostenibilità e turismo inclusivo. Il turismo post Covid va in quella direzione. L’area protetta del Parco deve diventare una attrattiva turistica per Vieste. Nel 2021 lavoreremo sul mercato di prossimità entro le 5-6 ore di percorrenza, nel 2022 sul mercato di tutta Italia e poi agiremo su quello internazionale”.
Dello stesso avviso di Ejarque è il giovane e brillante operatore culturale e turistico Domenico Sergio Antonacci (Gargano Natour, Amara Terra Mia, Carpino Folk Festival), tra i più attivi nel Gargano nel proporre una variegatissima offerta di esperienze a turisti e visitatori.
“Questa indagine di SWG potrebbe rappresentare l’ulteriore conferma del fatto che il Gargano oggi rappresenti una destinazione matura, che deve adeguare offerta e servizi per stare al passo coi tempi e reggere sul mercato. I miei dati, relativi alle attività che svolgo, dicono che siamo in linea col 2020 e lo stesso mi viene raccontato dagli operatori con cui mi sono confrontato, ma essendo una realtà parziale non può rappresentare una indicazione valida per l’intero settore provinciale. Di certo non mi stupisce il crescente interesse verso la Valle d’Itria”, afferma Antonacci.
“Se sono veri i trend che parlano di un crescente interesse verso esperienze di turismo sostenibile e all’aria aperta, il nostro territorio mostra alcuni limiti e ritardi. Quello che ci manca è una pianificazione turistica, una direzione, una strategia. Il Distretto turistico del Gargano dovrebbe dotarsi di un piano, invece non si è mai nemmeno strutturato. I Distretti furono istituiti con l’ex assessora regionale al turismo Loredana Capone e dovrebbero essere lo strumento per raggiungere risultati. Invece sono rimasti fermi un pò ovunque, solo in Salento hanno fatto passi avanti. Quando lavoravo per conto del GAL Gargano la questione fu presa a cuore dal presidente Biagio di lasio”.
Agli intervistati SWG ha chiesto, tra le altre cose, un’opinione sull’offerta rurale pugliese. Una domanda azzeccata visto che la pandemia ha incrementato il bisogno di benessere e di un “clima turistico più disteso”.
“Il turista oggi non trova sul web Gargano e Daunia come destinazione rurale”, analizza Antonacci.
“I siti delle strutture ricettive spesso sono inadeguati. L’offerta della maggior parte degli agriturismi appare stantia, ferma, poco dinamica. I più non propongono vere esperienze, ma solo cucina e camere. Invece una vacanza rurale è quella che permette di vivere la campagna a 360°”.
Lucia Piemontese
l’attacco