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I SOGNI DEI VECCHI E IL FUTURO DEI GIOVANI

I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni (Gioe, 3,1). Il futuro del mondo è in quest’alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, possono prendere i sogni degli anziani e portarli compimento.

Questo difficile tempo della pandemia, che si è riversato come una tempesta inaspettata e furiosa, ha messo a dura prova la vita di ciascuno, ma in modo particolare lo è stato per le persone anziane.  A loro ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri familiari: troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati, privati di quelle relazioni già minimali che il correre della vita dei giovani gli riserva.

Possiamo paragonare questo tempo trascorso, alla scena di notte, una di quelle tante nottate insonni, popolate di ricordi, preoccupazioni e desideri ai quali molti delle persone avanti negli anni sono abituati. Ma anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, abbiamo visto angeli a consolare la solitudine di queste persone. Alcune volte essi hanno avuto il volto dei nostri nipoti, altre dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che abbiamo conosciuto proprio in questo momento difficile. Abbiamo imparato a comprendere quanto siano importanti, per ognuno di noi, gli abbracci e le visite.

Di tutto ciò, acquista senso la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che papa Francesco ha voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, il 26 luglio. Dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta, ci auguriamo che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra i più soli – riceva la visita di un angelo.

E’ necessario, ora che ricominciamo a vivere comprendere meglio che la nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non importa l’età raggiunta, se lavoriamo ancora oppure no, se oramai solo o con famiglia, se siamo diventati nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se ancora autonomo o nel bisogno di essere assistito.  Non esiste un’età per andare in pensione dal compito educare e trasmettere la fede e tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da se stessi per intraprendere qualcosa di nuovo.

Una richiesta, quella di mettersi in cammino, nello stesso tempo le forze vanno esaurendosi, con il pensiero di non farcela. I molti anni trascorsi, hanno collocato i vecchi e gli anziani in un’area in cui l’abitudine è diventata regola di vita. La voglia di rivolgersi verso ciò che è diverso dal modo di pensare e dallo stile di vita; i tanti pensieri per se stesso e per la propria famiglia, impedisce di uscire dal proprio guscio e di dedicarsi al prossimo, al più povero.

Sorge un dubbio, proviamo a chiederci, se questa pandemia non sia stata l’ennesimo grave evento storico dal quale non siamo capaci di imparare – siamo duri di testa noi!  Proviamo a non dimenticarci degli anziani morti per mancanza di respiratori. Sforziamoci di far sì che un così grande dolore non sia inutile: proviamo a fare  un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo definitivamente che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, per incamminarci su una rinascita dell’umanità –Enc. Fratelli tutti, 3-. Nessuno si salva da solo.

In questa prospettiva, c’è bisogno di tutti per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Ognuno di noi è chiamato a essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno della società ferita.

Come nel passato i nostri padri hanno sognato e educato i figli a realizzare i sogni, è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro, I sogni sono, per questo, intrecciati con la memoria.  Come testimonianza basta pensare valore della pace per tutti quelli che hanno vissuto la drammatica esperienza della guerra e a costo della vita hanno partecipato a costruire un mondo di pace.   

I nostri nonni, che hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione, lontani dagli affetti familiari alla ricerca di costruire un futuro migliore per i figli. Loro sono consapevoli di quanta fatica costi lasciare la propria casa.

Ancora oggi in tanti sono alla ricerca di un futuro. Alcuni di loro, forse, li abbiamo accanto e si prendono cura di noi. Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente. Ma senza la memoria non si può costruire: senza delle fondamenta mai edificheremo una casa. Le fondamenta della vita sono la memoria.

Nicola Parisi