Nuova collocazione nella modernissima piazza dell’architetto Lorenzo De Nittis, a Peschici, per la scultura bronzea del Diomede, opera dell’artista canosina, senese d’adozione, Lidia Croce.La stessa artista ha anche dato vita ad un’opera di microrestauro, le cui fasi e scelte tecnico stilistiche sono state da lei descritte: “Il restauro di un manufatto in bronzo, ad esempio una scultura, è una pratica importante per evitare il decadimento del metallo e quindi la perdita del manufatto stesso. I componenti plastici del bronzo sono rame e stagno, a volte coadiuvati da altri metalli come alluminio, berillio e nichel. Non conoscendo le percentuali dei metalli di una determinata fusione, per restaurare occorre fare delle prove, quindi il prodotto da usare cambia ogni volta; solo il fonditore conosce le quantità di rame o di stagno impiegate e può decidere a priori cosa usare. Il Diomede, dunque, si vede che è fatto con modello in argilla e non è uno stampo da altre sculture, come i Padre Pio che popolano l’Italia, e sotto hanno la targhetta made in Cina, perché non si nota nessun segno prodotto dagli attrezzi manuali quali stecche e sgorbie, con cui lo scultore modella, intaglia e “cava via” la creta in più. Questi segni, anziché essere dei difetti, sono pregi che indicano la realizzazione assolutamente manuale. Il Diomede è, inoltre, molto articolato e increspato come superficie, il che rende problematica sia la fusione che la manutenzione, laddove una superficie liscia non presenta alcuna difficoltà. La lucidatura non può essere eseguita meccanicamente e in maniera indifferenziata, solo lo scultore, l’autore, può decidere quali parti del mare o del corpo degli uccelli deve essere evidenziata facendola brillare, e lasciando in ombra il sottofondo”.
l’attacco