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ALLARME DELLA DIA – LA MAFIA A FOGGIA-GARGANO È EMERGENZA NAZIONALE. CLAN FEROCI MA CON FIUTO IMPRENDITORIALE

La criminalità organizzata in Puglia sconta “improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan” e si registrano “efferate modalità con le quali sono stati compiuti agguati e gambizzazioni, episodi delittuosi che solitamente maturano in ambienti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti”. E’ quanto emerge dalla Relazione semestrale al Parlamento della Direzione investigativa antimafia.

Il contesto mafioso nella regione è dunque “in continua evoluzione” e le tensioni sono da ricondurre “non solo ai contrasti tra clan antagonisti ma anche a frizioni interne e talvolta anche a mutamenti repentini dei rapporti di alleanza”.

In Puglia si evidenzia un “trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo del territorio, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio anche fuori regione”.

Gli investigatori fermano la lente d’ingrandimento sui clan che orbitano intorno al Gargano. “Ricalcando il percorso evolutivo della ‘ndrangheta i clan foggiani si sarebbero mostrati capaci di stare al passo con la modernità, pronti a cogliere e sfruttare le nuove occasioni criminali offerte dalla globalizzazione. In questi termini il fenomeno mafioso foggiano desta maggior allarme sociale tanto da essere considerato dalle istituzioni, soprattutto negli ultimi tempi, un’emergenza nazionale”. È quanto scrivono gli analisti della Dia nella relazione semestrale al Parlamento.

Nella regione si distinguono varie espressioni criminali legate, oltre che alla provincia di Foggia, al territorio di Bari e al basso Salento. Ma è la società foggiana ad aver fatto il “salto di qualità”: “tra affari criminali e politico-amministrativi appare sempre più come una mafia ‘camaleontica’ capace di essere insieme rozza e feroce ma anche affaristicamente moderna con una vocazione imprenditoriale”. Per cui “alla struttura operativa in senso criminale si accompagna quella economica che annovera non solo imprenditori collusi ma anche commercialisti e professionisti di varia estrazione nonché esponenti della pubblica amministrazione”.

Il leitmotiv delle dinamiche criminale locali sta negli “altalenanti rapporti di conflittualità e alleanze”, funzionali alle “improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan”: i dati confermano “il trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo del territorio, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio anche fuori regione, con intrecci tra politica e imprenditoria mafiosa e manifestazioni di corruttela”.

Anche in Puglia “l’attuale situazione economico-sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ha profondamente inciso sulle strategie criminali dei clan sempre pronti a consolidare il proprio consenso sociale sul territorio. E in questo contesto di emergenza epidemiologica vanno letti i provvedimenti interdittivi antimafia alcuni dei quali connessi all’accaparramento fraudolento di erogazioni pubbliche nel settore dell’agricoltura”. Ma “fra gli strumenti di penetrazione nei gangli vitali della società civile senza dubbio il capillare e sistematico racket estorsivo è quello che consente ai gruppi criminali di perseguire scopi di più alto profitto.

Nello scenario criminale pugliese, non solo a Foggia, si rileva il passaggio da un modello tradizionale di racket a uno molto più subdolo e insidioso in cui è sufficiente la forza intimidatrice promanante dalla sola appartenenza degli aguzzini al vincolo associativo per piegare il territorio al controllo mafioso”.

“Il fiuto per gli affari orienta le attività criminali delle mafie pugliesi anche verso altre occasioni di guadagno – conclude la relazione – quali il contrabbando di sigarette e la gestione del gioco e delle scommesse online senza trascurare i settori appetibili dei rifiuti e del turismo”.

Lungo capitolo sul fenomeno mafioso in Capitanata che “continua ad essere segnato dalla presenza delle tre distinte articolazioni quali: la società foggiana, la mafia garganica e la malavita cerignolana. Si tratta di espressioni criminali diverse tra loro che, nel tempo, hanno saputo interagire realizzando modelli strutturali omogenei per molti dei gruppi criminali che vi afferiscono”. Sulla città di Foggia, la Dia evidenzia che “perdurerebbe lo stallo tra le tre consorterie mafiose, Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese che risultano da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna e il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, unite nella condivisione degli interessi economico-criminali. Dotato di una energica influenza criminale in ambito provinciale il clan Moretti – si legge ancora – è ramificato nell’Alto Tavoliere (grazie all’appoggio del clan La Piccirella-Testa), nell’area garganica (in virtù dei collegamenti con il clan ex Romito con il quale si è schierato militarmente nella faida contro i Li Bergolis) e nel basso Tavoliere (con il gruppo Gaeta di Orta Nova).