Il Gruppo Archeologico Daunio per domenica 9 gennaio 2022 propone un tour archeologico-artistico e naturalistico in Bus GT, fra antiche città scomparse, segni, simboli e tracce del passaggio di crociati e pellegrini in uno straordinario paesaggio lagunare e marittimo, immerso in una natura ancora intatta. Un tour dedicato alla riscoperta alla riscoperta di un itinerario medievale dal Gargano settentrionale verso Monte Sant’Angelo, una delle tappe più celebri del pellegrinaggio medievale per la Terrasanta.
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L’affermarsi del santuario garganico contribuì a far sì che la Daunia, attraversata dalle grandi arterie di comunicazione romane, continuasse ad essere punto nevralgico di transito, almeno sino agli inizi dell’epoca moderna, per ogni sorta di viaggiatori: mercanti, eserciti, pastori e pellegrini. .
L’itinerario proposto dal GAD (gruppo archeologico daunio) di Nico Moscatelli, in un certo senso, è inedito rispetto ai due itinerari classici della via Francesca e della via Litoranea Lambisce il versante settentrionale del Gargano con le straordinarie testimonianze di Devia, città medievale “sigillata” nel sottosuolo e la bellissima chiesa romanica di S. Maria col suo eccezionale ciclo di affreschi, toccando uno scenario naturale che va dalla costa adriatica allo specchio lacustre del Varano. Qui una suggestiva tappa è la Grotta di S. Michele a Cagnano Varano abitata fin dal Paleolitico.
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A differenza della Via Francesca, che ne attraversava la parte centrale, l’itinerario settentrionale proposto dal GAD mostra tracce più evidenti di contatti con la costa dalmata. Da alcuni documenti dell’archivio del monastero benedettino delle isole Tremiti pubblicati da Armando Petrucci nel 1960 si evincono gli stretti rapporti tra le due sponde dell ‘Adriatico nel corso dell’XI secolo. C’erano stati precedenti sbarchi, ricordiamo quello del 642 incentivato dai bizantini per bloccare l’espansione longobarda in Italia.
Dopo questo primo tentativo di occupazione, che non lasciò traccia sul territorio, nel luglio del 926 a Siponto avvenne un nuovo sbarco di gruppi guidati da Michele, rex Sclavorum. Quale l’esito? Probabilmente furono battuti e costretti alla fuga come i loro predecessori di quasi tre secoli prima A Devia e Peschici, nella parte settentrionale del promontorio del Gargano, nella prima metà dell’XI secolo vivevano popolazioni di etnia slava, dedite ad un fiorente commercio di legname, pellami e schiavi. Le notizie ci provengono da documenti notarili, i protagonisti sono notabili delle comunità stanziate in queste zone, che avevano fondato degli insediamenti o semplicemente occupato dei territori. Le popolazioni croate
non erario guidate da principi, ma solo da – i giuppani, assimilati ai – gli anziani. Tali comunità conservarono le strutture organizzative delle terre da cui provenivano fino alla conquista normanna del 1054. A svolgere il ruolo di intermediario culturale nonché di polo religioso tra le due etnie all’interno del bacino adriatico fu il monastero di Tremiti.
San Nicandro Garganico ospita un’affascinante chiesa, quella di Santa Maria di Devia sul Monte d’Elio, fulcro dell’antica città slava di Devia, oggi scomparsa, una delle massime espressioni di arte romanica di Puglia Costruita nell’XI secolo, solitaria in altura, gode di una straordinaria vista dei laghi di Lesina e di Varano e dell’Adriatico. La facciata, che suggerisce la ripartizione in navate, termina con un campaniletto a vela, posteriore rispetto alla chiesa Le tre navate interne sono arricchite da un prezioso ciclo di affreschi, risalenti tra il XII e il XV secolo. Nel catino absidale destro vi è un’originale Cristo Pantocrator.
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La parete della navata destra, dal presbiterio, presenta una teoria di sei Santi inseriti in arcatelle poggianti su colonnine. La diversa decorazione della fascia superiore e delle arcatelle divide i sei Santi in due triadi. La prima rappresenta gli apostoli San Paolo, San Pietro e Sant’Andrea La seconda un santo monaco, un santo pellegrino e un altro non riconoscibile. Un riquadro successivo presenta una Theotokos Odeghitria la Madre di Dio) seduta su un trono con in braccio il Bambino con aureola segnata da una croce.
Accanto, due sante martiri nel gesto dell’acclamatio che reggono ognuna una croce dorata San Nicandro custodisce nel suo territorio una sentinella del mare di origine sveva, che entra a pieno titolo nell’itinerario del GAD: Torre Mileto o Maletta, dal nome di uno zio di Manfredi che ne curò la costruzione. Distrutta nel 1495, allorché furono saccheggiati gli abitati circostanti compresa Devia, venne riedificata nel XVI secolo. Il sistema delle torri dislocate nei punti strategici della costa garganica tra Lesina e Manfredonia era funzionale all’avvistamento degli invasori che giungevano dal mare. Con classico metodo dei segnali di fuoco, le informazioni venivano trasmesse a vista da una torre all’altra Torre di Mileto guardava quella del Fortore ad ovest, e quella di Calarossa ad est.
Nella prima metà del Novecento ospitò la locale guardia di Finanza, ma dagli anni sessanta cadde in abbandono. Fu restaurata nel 2005, i lavori durarono sette anni. Oggi ospita un centro visite e museale multimediale, in grado di offrire informazioni sul Parco Nazionale del Gargano e sulla vicina Riserva Marina delle Isole Tremiti; purtroppo, dopo vandalizzazioni e furti, è quasi sempre chiusa. Terza tappa del tour é la chiesetta dell’Annunziata, che sorge sulla sponda orientale del lago Varano, a pochi chilometri da Ischitella In questa contrada, anticamente chiamata “Castrum Bayranum”, la presenza dell’uomo è testimoniata sin dal Paleolitico superiore.
Attorno alla storia del sito si addensano numerose leggende popolari sulla mitica Uria, su re Tauro e Nunziata, che unica si salvò dal nubifragio che fece sprofondare la città nel lago. Nella chiesetta si venera un antico e pregiatissimo Crocifisso ligneo, a cui si attribuisce un miracolo del 23 aprile 1717: una lunga e terribile siccità stava portando la popolazione alla fame e alla rovina, quando una benefica pioggia salvò i raccolti.
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Quarta tappa la Grotta di San Michele, ubicata ad 1 km dalla sponda meridionale del lago di Varano e a circa 3 km a nord-ovest di Cagnano. Il sito, abitato fin dal paleolitico, è un’importante testimonianza del culto micaelico sul Gargano. All’interno l’altare maggiore con la statua dell’Arcangelo e gli altari minori, decorati da affreschi. La grotta è profonda 52 metri, larga tra i 6 e i 15 e alta tra i 3 e i 7. Le pareti sono rivestite da muschio, dalla volta pendono stalagmiti mentre le stalattiti sono ridotte a piccoli rigonfiamenti sul pavimento. Nel cuore del sacro speco, lo stillicidio delle acque, tipico del culto micaelico orientale, è continuo.
Maria Teresa Rauzino
edicodelsud