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VIESTE/ ESEMPIO DA IMITARE IL COMUNE PARTE CIVILE NEL RICORDO DI FALCONE. PRIMA UDIENZA PER LA MORTE DI ANTONIO FABBIANO UCCISO A VIESTE

Partito lo scorso 25 marzo con la prima udienza, in corte d’Assise, a Foggia, dinanzi al giudice Mario Talani, il processo Fabbiano è stato aggiornato a metà aprile.

A Vieste l’attenzione su quanto è accaduto in aula al Tribunale dauno è stata alta. Non fosse altro perché vi è stata la costituzione parte civile del Comune di Vieste (tramite l’avvocato Michele Fusillo), come annunciato dal sindaco Giuseppe Nobiletti.

Tra l’altro si sono costituite parti civili anche una delle quattro parti offese individuate nel procedimento penale (l’unica presente in aula era rappresentata dall’avvocato Diego Petroni). Una decisione, quella del Comune di Vieste, di una certa portata – innovativa se si vuole- che dovrebbe essere raccolta in futuro anche dai sindaci dei Comuni limitrofi (vedi Mattinata, Manfredonia e Monte Sant’Angelo per dirne tre) che hanno i medesimi problemi mafiosi di Vieste.

Una decisione che infonde coraggio e speranza per i viestani e i garganici che hanno deciso da che parte stare, che rifuggono dai comportamenti mafiosi e li combattono giorno dopo giorno, ma non a parole bensì coi fatti.

E tenendo sempre bene in mente quanto ammoniva il giudice Giovanni Falcone: “Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale.”

La battaglia è quindi culturale, fatta da buoni e trascinanti esempi, come ha dimostrato di aver ben capito il sindaco Nobiletti. Illuminante al riguardo una sua dichiarazione recente: “Inquietante è la presa crescente operata dai sodalizi mafiosi tra i giovani, determinando scelte di vita votate non più alla ricerca di un lavoro onesto, ma alla scalata di gerarchie criminali con suggestioni di guadagni facili.

E’ una deriva inaccettabile. Non possiamo accettare la convivenza abituale, l’assuefazione, o peggio la rassegnazione a tale situazione. E’ in gioco il futuro della nostra comunità per il quale tutti dobbiamo sentirci coinvolti ed assumerci le responsabilità in un fronte unico ed unito nel chiedere, senza ulteriori rinvii, alle autorità competenti misure eccezionali per una situazione unica e straordinaria in tutta la sua drammaticità”.

Nell’udienza dello scorso 25 marzo alla sbarra, come è ben noto, c’era l’imputato Giovanni Iannoli, il quale era presente in videoconferenza dalla casa circondariale di Siracusa, dove è attualmente detenuto. Iannoli era difeso dagli avvocati Giulio Treggiari e Michele Arena. Il processo – e va sottolineato con forza – è di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Come si ricorderà Antonio Fabbiano, classe 1993, fu ucciso la sera del 25 aprile 2018 in via Tripoli a Vieste, nella zona del porto cittadino.

A colpirlo secondo l’accusa fu Iannoli. Ma almeno due furono – secondo le prime ricostruzioni- le persone che spararono, oltre ai diversi soggetti che agirono da pali per garantire le vie di fuga ai killers. Per gli inquirenti Fabbiano era contiguo al gruppo capeggiato da Marco Raduano (oggi detenuto) ex luogotenente di Angelo Notarangelo, anche quest’ultimo morto ammazzato.

francesco trotta