Menu Chiudi

MAFIA/ DIA, A FOGGIA SVIAMENTO MACCHINA AMMINISTRATIVA VERSO CLAN. RELAZIONE SEMESTRALE, ‘LEGAMI CRIMINALITÀ CON ZONA GRIGIA’. IL PUNTO SU QUELLA GARGANICA.

Lo scioglimento per sospette infiltrazioni mafiose dei Comuni di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e Foggia (quest’ultimo gestito dall’agosto 2021 per 18 mesi da una commissione straordinaria) attesta “uno sviamento della macchina amministrativa pubblica in favore degli interessi della criminalità organizzata, che nel territorio dauno si manifesta come ‘mafia degli affari’ immersa in un pervicace intreccio tra modernità e tradizione”.

E’ un passaggio della relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2021 che ribadisce la definizione della quarta mafia, quella foggiana, come “primo nemico dello Stato”.

“La sempre più accentuata configurazione di ‘impresa politico-criminale’ dei sodalizi – si legge nella relazione – comporta la necessità di acquisire quelle imprescindibili risorse sociali qualificate che provengono dalla realizzazione di legami con l’area grigia attraverso la quale gli attori mafiosi possono esprimere al meglio la loro governance imprenditoriale del territorio. Il reticolo di cointeressenze si intreccia ricorrendo a sistemi corruttivi anche con esponenti delle pubbliche amministrazioni”. “Non può passare inosservato – continua – l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministrazioni laddove la comunicazione si traduce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambientale verosimilmente assuefatto e sempre più predisposto a logiche clientelari”.

“In provincia di Foggia lo scenario più complesso è quello della macro-area del Gargano dove si intersecano dinamiche ed influenze di più sodalizi con forte vocazione verticistica, basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro gerarchicamente. Tra questi lo ‘zoccolo duro’ è rappresentato dal clan dei Montanari, in seno al quale un ruolo chiave sarebbe svolto dalla famiglia Li Bergolis di Monte Sant’Angelo che ha catalizzato elementi vecchi e nuovi provenienti da diversi gruppi locali riuscendo a penetrare anche nel tessuto economico”. Lo riporta la Dia, Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale pubblicata oggi, periodo analizzato gennaio-giugno 2021.

“Nel territorio la storica contrapposizione tra i Li Bergolis e gli ex Romito si conferma ancora come valida ed attuale chiave di lettura per le evoluzioni strutturali dell’intero promontorio – si legge -, sebbene debba tenersi conto di alcuni indicatori sintomatici degli equilibri e assetti criminali. Tra questi sicuramente si annovera il ruolo di un elemento di raccordo (il viestano Danilo Della Malva, ndr) tra i clan Romito e Raduano di Vieste, indagato nell’inchiesta che il 24 aprile 2021 ‘ha consentito di acclarare in maniera univoca gravissime accuse’ nei confronti di un magistrato del capoluogo pugliese (l’ex gip De Benedictis condannato in primo grado per corruzione ad oltre 9 anni di reclusione, ndr). Il clan dei Montanari – prosegue la Dia – risulta allo stato dotato di maggiore influenza nell’area garganica, grazie ad un processo evolutivo generatosi non solo dalla centralità acquisita nel traffico di stupefacenti anche fuori regione, ma dalla capacità imprenditoriale finalizzata al controllo dei settori economici più importanti e remunerativi. Mimetizzando i caratteri più cruenti ed efferati dell’organizzazione, la mafia garganica riesce infatti a penetrare nel tessuto socio-economico controllandone i settori più importanti”.

Gli investigatori evidenziano “la capacità di stringere alleanze” da parte dei Li Bergolis. Lo dimostrerebbero “le risultanze giudiziarie connesse con le operazioni ‘Handover’ e ‘Pecunia Olet’ che hanno colpito la cosca Pesce-Bellocco. Tra i 53 indagati figurano 2 garganici di cui un elemento di spicco della criminalità organizzata già protagonista della sanguinosa faida contro il clan Ciavarrella. Significativo è il riconoscimento che i calabresi attribuiscono nel traffico e cessione di stupefacenti ai garganici quali ‘padroni dell’erba’, a conferma della saldatura tra la cosca calabrese e la mafia garganica, in particolare con il clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo”.

Sempre stando alla ricostruzione della Dia, “oltre agli stupefacenti i sodalizi del promontorio foggiano controllerebbero il tessuto economico dell’area segnatamente quello agricolo-pastorale anche attraverso i clan Di Claudio-Mancini e Romito-Ricucci-Lombardi. Nel semestre in esame il clan Romito, che sarebbe attivo nel triangolo Monte Sant’Angelo-Macchia-Manfredonia-Mattinata, confermerebbe le saldature con le batterie Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese e Moretti-Pellegrino-Lanza della società foggiana, nonché le interazioni con la criminalità del basso Tavoliere e in particolar modo con quella cerignolana. È documentata tra l’altro la sussistenza di rapporti intessuti dal clan con esponenti delle ‘ndrine calabresi del reggino e con soggetti ai vertici della criminalità partenopea. Proprio grazie a tali ‘appoggi’ risulta in grado di esercitare una perdurante e pervasiva influenza nell’area garganica. L’assunto è confermato da alcune interdittive antimafia emesse dalla Prefettura nel semestre in esame a carico di imprese risultate vicine ai sodalizi criminali. Tale influenza è attestata anche dall’agguato consumato il 6 maggio 2021 ai danni di un pregiudicato (Giuseppe Ricucci, ndr) fratello del boss Pasquale ‘Fic secc’ Ricucci, quest’ultimo figura di altissimo profilo della mafia di quel territorio avendo ricoperto una posizione apicale in seno al clan Lombardi-Ricucci-La Torre fino al suo omicidio avvenuto nel 2019″.

Riflettori della Dia anche sul nord del Gargano: “La pervasività del fenomeno mafioso nel tessuto economico garganico si manifesta anche nel territorio di Sannicandro Garganico a nord del promontorio dove la famiglia Tarantino contrapposta ai Ciavarrella ha nel tempo sviluppato sinergie con la criminalità organizzata sanseverese e garganica assumendo un ruolo strategico anche in ambito extraregionale grazie alle nuove leve. Tra questi giovani elementi ne emerge uno vicino al clan già destinatario di un provvedimento cautelare in carcere nell’ambito delle richiamate indagini ‘Handover’ e ‘Pecunia Olet’”.

“Nella cittadina rivierasca di Vieste risulterebbe egemone il gruppo Raduano, sinergico ai Romito e contrapposto agli Iannoli-Perna che, sebbene indebolito, starebbe cercando di ricomporre il tessuto criminale oltre che per il tramite della frangia mattinatese dei Romito, anche grazie al ruolo di un pregiudicato considerato il reggente del clan in grado di tenere vivo l’asse con Mattinata”.

“L’area di San Giovanni Rotondo rappresenta uno snodo strategico e di interesse per le altre espressioni criminali della zona come conferma l’arresto nel mese di maggio di un pregiudicato, figura emergente e di rilievo della criminalità organizzata della provincia di Foggia. Il soggetto sebbene legato alla società foggiana in particolare alla batteria Moretti-Pellegrino-Lanza interagiva con i clan garganici come i Martino ed i Romito confermando come il promontorio rappresenti nelle dinamiche mafiose una delle principali cerniere della provincia. Sul territorio sarebbe confermata la presenza del clan Li Bergolis grazie ad un costante avvicendamento tra vecchie e nuove leve, soprattutto nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti e nel racket delle estorsioni”.

“A dimostrazione del carattere familistico della criminalità mafiosa garganica, nel semestre in esame – ricorda infine la Dia – non sono mancati episodi che hanno evidenziato il coinvolgimento diretto in eventi criminali dei rampolli delle famiglie mafiose. Ciò in particolare è emerso dall’operazione dei Carabinieri che il 17 aprile 2021 ha portato all’arresto tra gli altri, di un minorenne figlio di un esponente di vertice del clan Li Bergolis (Matteo Li Bergolis, fratello maggiore di Armando e Franco, tutti e tre in carcere a scontare lunghe condanne, ndr)”.