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PUGLIA/ CERCASI LAVORATORI: «IN LIDI, RISTORANTI E ALBERGHI MANCA LA MANODOPERA»

Camerieri, baristi, cuochi, operai, bagnini: nelle attività stagionali pugliesi ne mancano a centinaia anche quest’anno, «perché, inutile nasconderlo, chi percepisce il reddito di cittadinanza ha una doppia opzione, non lavorare oppure chiedere di essere impiegato in nero», dice fuori dai denti il presidente nazionale del Sindacato italiano balneari (Sib), Antonio Capacchione.

E non è per via dei salari inadeguati o del presunto sfruttamento dei lavoratori denunciato dai sindacati, secondo il numero uno del Sib. Il punto è un altro: spesso domanda e offerta di lavoro, specie per alcuni profili professionali, ormai non si incrociano più per la quasi totale mancanza del primo elemento.

Spiagge, manca la domanda

Scarseggia, dunque, la domanda e quando c’è risulta del tutto inadeguata, sotto il profilo quantitativo, rispetto all’offerta. È il quadro che Antonio Capacchione traccia dal suo speciale osservatorio, in cui convergono ansie e umori dei circa 1.600 balneari pugliesi che si apprestano ad affrontare la nuova stagione estiva. Un’anomalia che costringe gli imprenditori a rimodellare l’organizzazione del lavoro, limitando persino l’offerta di servizi, anche perché, spesso, chiedere maggiore coinvolgimento e sacrifici ai propri famigliari non basta a far fronte alla carenza di personale.

«Sulle spiagge, a fine giornata, non ritiriamo nemmeno più le attrezzature – annota Capacchione – per riporle nei depositi, mentre nelle sale ristorante il servizio al tavolo viene sostituito sempre più spesso dal take away.

Ciò accade perché non troviamo lavoratori. Fino a qualche anno fa, in questo periodo, tra marzo e aprile, eravamo subissati dalle richieste di lavoro. Ora non accade più. I ragazzi vogliono il fine settimana libero, ma il sabato e la domenica sono i giorni di maggiore afflusso negli stabilimenti balneari, quindi, le loro pretese sono incompatibili con le nostre necessità. L’unica via d’uscita – rimarca Antonio Capacchione – è offrire meno servizi o coinvolgere le nostre famiglie il più possibile.

È l’effetto del reddito di cittadinanza. E chi dice il contrario sbaglia. Le risorse impiegate per i sussidi dovrebbero essere, invece, utilizzate per ridurre il costo del lavoro in modo da favorire l’aumento delle retribuzioni».

Mancano i lavoratori anche negli hotel e nei campeggi

Negli hotel la situazione è speculare. «Molti giovani delle nostre scuole alberghiere vanno a lavorare altrove, anche all’estero, ed i sindacati dicono che è per colpa dei nostri contratti pirata, ma non è vero», spiega il presidente di Federalberghi Lecce, Raffaele De Santis.

E aggiunge: «Noi applichiamo i contratti di categoria e rispettiamo le regole. Abbiamo creato persino una piattaforma per favorire l’incontro tra domanda e offerta, un’iniziativa che sembra dare buoni frutti. Si tratta della piattaforma Blt, la Borsa lavoro turismo, presentata in Confcommercio nei giorni scorsi, grazie alla quale sono state già raccolte circa un centinaio di offerte di lavoro. Tuttavia, mancano ancora camerieri, barman, addetti alle cucine, pizzaioli, lavapiatti».

Non va meglio nei campeggi. Erminia Licchelli, presidente di Faita Federcamping Salento, osserva: «Facciamo fatica a trovare lavoratori, non solo a causa del reddito di cittadinanza, ma anche perché ci sono sempre più attività nel settore turistico e dell’accoglienza. Le scuole alberghiere sfornano professionalità che abbandonano il territorio.

Certamente, il fatto che molta gente abbia potuto accedere ai sussidi ha abbassato la domanda di lavoro. Non può essere una pura coincidenza che la penuria di lavoratori sia coincisa con l’introduzione del reddito di cittadinanza. Né risponde al vero l’accusa che i lavoratori vengono sfruttati o sottopagati. Nelle aziende serie questo non accade».