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TURISMO E LAVORO STAGIONALE/ LA CRISI ASSUNZIONI CAUSATA DA FISCO E REDDITO DI CITTADINANZA

Dopo due anni di pandemia il turismo si sta finalmente riprendendo: cresce la domanda e tornano i clienti. Sembrerebbe quindi che tutto vada bene, ma le cose purtroppo non stanno proprio così.

Costi dell’energia alle stelle, rincari di tutte le materie prime, inflazione, tassi di interesse in aumento, fine del Temporary Framework e fibrillazioni geopolitiche rischiano di azzerare i margini di un’estate che avrebbe dovuto sancire il ritorno alla piena normalità per migliaia di imprese turistiche.

A tutto ciò si aggiunge un problema che sta rapidamente diventando il primo in assoluto per urgenza: la drammatica carenza di manodopera che rischia di rallentare – se non paralizzare – molte filiere turistiche.

Durante il periodo di chiusura del settore turistico, infatti, migliaia di addetti qualificati del settore che avevano esigenza di lavorare si sono comprensibilmente collocati altrove – ad esempio nell’edilizia -provocando grandi disagi ad un settore che ha quindi perso una buona parte della sua forza lavoro già formata e affezionata. Il risultato è che si rischia di non poter garantire un’accoglienza adeguata al largo numero di turisti in arrivo.

Le prime avvisaglie di quello che potrebbe accadere le abbiamo viste in Paesi come Olanda e Germania dove il settore aeroportuale, a causa della carenza di manodopera, è di fatto collassato di fronte alle centinaia di migliaia di viaggiatori in transito con voli cancellati, file estenuanti e turisti inferociti.

Il Ministro Garavaglia, con il quale col-laboriamo in modo costante, consapevole della situazione ha proposto di allargare i limiti numerici di ingresso dei lavoratori extra-UE come soluzione alla carenza di personale. È una proposta utile, ma difficilmente potrà essere di supporto in questa stagione che viaggia già a pieno ritmo e per la quale servono misure urgenti.

A ciò si aggiunga che le aziende del turismo sono mediamente piccole e non hanno gli strumenti per intercettare lavoratori dall’estero. Per poterla realizzare ci vorrebbe un coordinamento centrale di smistamento, che potrebbe essere gestito dall’Anpal, e che comunichi con le associazioni di categoria per far incontrare domanda e offerta specifica, previa una formazione di base comunque necessaria.

Rimane aperto un quesito: perchè dovremmo cercare addetti che provengono da lontano con dispendio di denaro in formazione, vitto e alloggio quando in Italia abbiamo ragazzi giovani abili al lavoro che hanno necessità di fare esperienze e di imparare un mestiere?

La risposta, sebbene non a tutti piaccia ascoltarla, è che le misure di sostegno al reddito di questi anni, seppure introdotte con le migliori intenzioni, hanno di fatto creato una stortura. Il reddito di cittadinanza, se può ritenersi uno strumento utile per chi ha famiglia e ha perso il lavoro, si è rivelato invece deleterio per i giovani abili al lavoro. Percepire un reddito a fronte di un non lavoro evidentemente genera meccanismi di convenienza personale che, se si uniscono alle situazioni di illegalità -che purtroppo continuano ad esistere nel mondo del lavoro del nostro Paese – determinano una sorta di concorrenza sleale in parte creata proprio dal nostro Stato nei confronti di chi offre lavoro.

Si obietta che gli stipendi di ingresso nel lavoro per il turismo sono bassi. Premesso che gli stipendi sono quelli concordati nel Ceni, effettivamente per chi li percepisce possono risultare non soddisfacenti, ma va considerato che sono invece alti per chi li paga. In una busta paga sono coinvolti tre soggetti e tra chi la paga e chi la incassa c’è un terzo soggetto che fa saltare l’equilibrio dell’accordo e, se fino ad oggi in modo molto precario tutto questo stava in piedi, adesso qualcosa si è definitivamente spezzata. Mi riferisco al cuneo fiscale ormai divenuto letteralmente insostenibile. Sembra che il nostro Stato preferisca raccogliere facili consensi con un reddito elargito a fronte di nulla piuttosto che praticare politiche attive di rilancio di settori – come il turismo – alleggerendo la quota ad esso Stato spettante dalla busta paga. E se lo facesse, ci guadagnerebbe pure, interrompendo quello che è diventato un esborso eccessivo per le casse dello Stato!

In breve, se lo Stato non cambia passo in modo serio, i lavori stagionali che si svolgono in momenti scomodi (fine settimana, estate, ore serali…) saranno impossibili da coprire.

L’estate in arrivo sarà quella del rilancio per il nostro settore, speriamo che lo sia anche per l’occupazione.

marina lalli

presidente federturismo confindustria