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“SENZA ACQUA DOLCE A RISCHIO LE OSTRICHE IN LAGUNA DI VARANO”

La siccità e l’assenza di piogge con la mancanza di acqua dolce per garantire il ricambio idrico e l’aumento della salinità lungo la costa soffoca le ostriche della Laguna di Varano che stentano a crescere e le cozze del golfo di Taranto, stressate dalle temperature del mare più alte rispetto agli anni precedenti, che pregiudicano la vita stessa dei molluschi.

E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti della drammatica ondata di caldo e siccità che sta colpendo la Puglia, con l’innalzamento delle temperature dell’acqua di mare fino a circa 1,5 gradi in più con l’assenza di acqua dolce che stempera la salinità, causando perdite alle produzioni.  

Nella Laguna Varano la salinità eccessiva sta inibendo la fotosintesi ed il metabolismo delle ostriche che dovrebbero essere raccolte in questo momento – aggiunge Coldiretti Impresa Pesca Puglia – ma con il nutrimento che scarseggia non crescono a sufficienza per essere colte e arrivare sulle tavole degli italiani, con gli allevatori che sono fermi e temono il rischio di anossia delle ostriche.

Con il cambiamento della distribuzione nella pioggia dal punto di vista geografico e temporale e la mancata gestione ottimale delle zone di coltivazione dei mitili, si sta mettendo a rischio un intero settore che – spiega Coldiretti regionale – ogni anno porta sulle tavole degli italiani oltre 20mila tonnellate di molluschi fra cozze e ostriche allevate in Puglia.

La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi e rappresenta la calamità più rilevante per i campi. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base del Rapporto dell’ISPRA e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente e mantiene anche il primato negativo – aggiunge Coldiretti Puglia – della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi.